La fotografia è selezione. Ogni volta che inquadrate una scena con la vostra macchina fotografica, state escludendo tutto il resto. Più che un limite del mezzo tecnico, ne è una caratteristica fondamentale e perciò dobbiamo sfruttarla al meglio. Per esempio, una volta scelto il nostro soggetto, come dobbiamo comportarci con lo sfondo? Dobbiamo includerlo? E come?

Innanzitutto, non è detto che lo si debba includere. Può essere troppo piatto e banale o, al contrario, troppo vivo e distrarre dal soggetto. Uno sfondo può essere semplicemente inutile al vostro scopo oppure presentare degli elementi sgradevoli, come per esempio, in un contesto urbano, dei cassonetti o delle antenne televisive. In tutti questi casi, si può escludere il contesto con poche semplici tecniche di base. Rivediamole insieme.
Una tecnica molto semplice consiste nel riempire l’inquadratura col soggetto, senza lasciare spazio ad alcuno sfondo. Basta soltanto avvicinarsi a sufficienza o usare un’ottica sufficientemente lunga. Non sempre questo approccio è pratico, perché un ritratto a figura intera difficilmente riempirà un fotogramma 3:2 o peggio ancora 4:3, senza contare che ci sono soggetti cui non potrete e vorrete avvicinarvi troppo. In alternativa, potete piazzare il soggetto proprio al centro dell’inquadratura, in modo che l’occhio dell’osservatore vada in quel punto, e, se il contesto non ha un gran peso visivo, non si muova più da lì.
Ovviamente è possibile sfruttare un’ampia apertura del diaframma per avere una piccola profondità di campo e sfocare lo sfondo. È la tecnica preferita da molti e io stesso la uso tantissimo. Purtroppo alcuni la trovano fastidiosa e vi chiederanno “Non potevi mettere tutto a fuoco?”, ma, a parte questo, l’unica limitazione sono le condizioni di forte luce, che potrebbero costringervi a chiudere il diaframma per avere una buona esposizione: in tal caso un filtro ND o polarizzatore può venire in vostro soccorso. Ricordate che potrete valutare l’esito della vostra foto con il pulsante di anteprima diaframma, solitamente posto davanti al corpo macchina, accanto all’obiettivo.

Se lo sfondo non vi dispiace, ma ci sono alcuni elementi di disturbo (passanti, auto parcheggiate, bidoni della spazzatura o qualsiasi altro elemento non gradito), potete pensare semplicemente di cambiare punto di ripresa: ruotate intorno al soggetto, abbassatevi e puntate in alto per includere una porzione più ampia di cielo o alzatevi e puntate in basso per avere l’effetto contrario. Alle volte dovrete fare capriole e salti mortali per avere l’inquadratura migliore.

Un metodo non molto semplice da utilizzare, ma, se ben fatto, efficace e di sicuro effetto è il panning, di cui ho già ampiamente parlato in questo articolo sull’uso del mosso in fotografia.

Una tecnica che io non uso tantissimo, ma è comunque molto utilizzata e, per esempio, consigliato da Luigi Ghirri nelle sue “Lezioni di fotografia” è quello di sottoesporre lo sfondo rispetto al soggetto. Il motivo per cui non mi piace tanto è che spesso molte persone usano il flash della macchina fotografica come luce principale in contesti di scarsa illuminazione, ottenendo perlappunto un soggetto ben esposto, circondato dal buio assoluto e foto del genere sono decisamente poco gradevoli e hanno un aspetto artificioso. Il pericolo che si corre è che si ottenga un effetto simile.

Ci sarebbe un altro metodo, la desaturazione selettiva, che è malvisto dai puristi, perché considerato come barare. Neanche a me piace molto, sebbene qualche volta lo abbia usato. Noto anche come “effetto Sin City“, perché reso celebre dall’omonimo film, ispirato al fumetto di Frank Miller, la tecnica consiste nel desaturare il contesto e lasciare ben saturi i colori del soggetto. Se decidete di usarlo, cercate di non abusarne (una foto in un set va bene, un intero servizio facilmente stuferà), non utilizzarlo a sproposito (siate sicuri di non desaturare ciò che deve avere centralità nella scena) e scontornare il soggetto in maniera perfetta.

Un’alternativa più accettabile è quella per cui si desatura il contesto, ma soltanto un po’, quindi rendendo solo meno vivi i colori, senza arrivare al bianco e nero.
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