Continuiamo la serie di articoli sulla fotografia di architettura e cominciamo a vedere più nel dettaglio la composizione e, dunque, le inquadrature migliori per i nostri scatti. Nella fotografia di architettura, infatti, è fondamentale studiare il rapporto tra forme, linee e spazi e, per esaltarlo al meglio, occorre inquadrare il soggetto nel modo giusto.

Molti dei palazzi e delle strutture che vogliamo fotografare sono sotto gli occhi di tutti, tutti i giorni, per cui il nostro fine deve essere quello di mostrarli in modo accattivante ed efficace, personale e creativo e, per far ciò, dobbiamo scegliere una composizione adeguata fin dal primo momento, consapevoli delle possibilità della post-produzione, ma decisi a farne uso solo se necessario.
Con soggetti dalla forte simmetria, come abbiamo visto, forse è una buona idea sfruttarla, soprattutto se a uno sguardo sfuggevole essa non è poi così evidente. D’altro canto, una fotografia del genere presupporrà un’inquadratura con il soggetto ben al centro, creando un forte senso di staticità. L’alternativa più ovvia è quella di sfruttare la regola dei terzi o la sezione aurea per aggiungere quel pizzico di dinamismo allo scatto, conservando ordine e armonia.

Si può, poi, decidere di rompere gli schemi e ignorare i principi solitamente utilizzati per esaltare le proporzioni e creare delle immagini più estreme. Vi sconsiglio caldamente di puntare sul sensazionalismo e sull’effetto straniante fine a se stessi: spesso sono scambiati per il risultato di un errore e alla lunga stufano. Cionondimeno, uscire dagli schemi e, soprattutto, seguire il proprio istinto può regalare delle gran belle soddisfazioni. In fondo, scattiamo meglio, quando fotografiamo ciò che ci piace (e come ci piace), quindi non poniamoci limiti per puro principio.

Avvicinatevi, allontanatevi, girate intorno al soggetto e poi scegliete con cura cosa inquadrare. Anche solo una piccola porzione di una facciata può essere il soggetto che state cercando per raccontare in modo non convenzionale (documentaristico), ma non per questo meno efficace un’architettura. All’opposto, potreste invece decidere di includere tutto il soggetto e, anzi, inserire nello scatto un ampio contesto, per sfruttare lo spazio negativo e creare un intrigante gioco di rapporti tra la fisicità della struttura e il vuoto del contesto. Personalmente non amo le fotografie in cui un palazzo occupa tutta l’inquadratura, con i suoi contorni perfettamente a filo con i bordi dell’immagine, ma anche sfruttare la cornice dell’immagine può essere un mezzo espressivo da valutare.

Se, dunque, decidete per includere del contesto nella vostra foto, sfruttatelo al meglio. Parlavamo poco fa dello spazio negativo: nulla vi vieta di renderlo il soggetto della vostra immagine, per esempio, incorniciandolo tra più architetture diverse. Possiamo decidere inoltre di riprendere nella nostra immagine elementi che ne aiutino la collocazione (spaziale e/o temporale), oppure che diano armonia allo scatto, per esempio bilanciandosi col soggetto. Cercate solo di non creare insiemi troppo caotici e di selezionare con cura ciò che migliora il risultato finale e non si limita ad appesantirlo.

Tutto sta a decidere preventivamente cosa vogliamo ottenere. Ci interessa mostrare un particolare gioco di linee e forme, o siamo interessati a raccontare un edificio, ponendo l’attenzione sulla sua funzione specifica? Probabilmente nel primo caso stringeremo l’inquadratura a catturare solo una parte dell’edificio, mentre nella seconda lasceremo ampio spazio al contesto e agli elementi che lo circondano (e alle persone che lo frequentano).

Il contesto, d’altra parte, può essere in contrasto con il soggetto e dare maggior peso visivo all’effetto complessivo. Per esempio, la staticità di un edificio può essere rotta da una persona o un animale in movimento sulla scena. Tenete solo presente che tali soggetti hanno sempre un grande peso all’interno della composizione e possono distrarre dalle architetture, cioè dal vero soggetto delle foto. Sempre a titolo personale, vi consiglio di stare attenti alle automobili: le trovo quasi sempre un pessimo “accessorio” per le nostre foto di architettura… ma mai quanto un cassonetto.

Elementi simili, di dimensioni ben chiare nell’immaginario comune, possono, comunque, aiutare a rendere le effettive dimensioni del soggetto, sempre per comparazione/contrasto. Ovviamente, a patto di mantenere le proporzioni inalterate. Se, scattando fotografie a un edificio, avviciniamo molto un soggetto alla fotocamera, esso apparirà molto più grande, in rapporto all’architettura sullo sfondo.

Ricordate che la fotografia è selezione. Il mondo intorno a noi è pieno di elementi e, quando inquadriamo, quando componiamo la nostra immagine, decidiamo di scartarne la maggior parte, per includerne solo alcuni nella nostra immagine finale. Il principio da seguire è sempre quello di ottenere un effetto ben definito.
purtroppo il discorso macchine è fin troppo ingombrante, spesso mi trovo in borghi storici dove si passa solo a piedi, ma tant’è qualche macchina a rovinarti l’atmosfera di una foto la trovi sempre.
Ti seguo sempre con piacere, nel mio blog unisco fotografia a narrazioni turistiche, se ti fa piacere seguimi…
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