Iniziamo oggi una nuova serie di articoli, questa volta su un genere fotografico apparentemente semplice, ma molto specialistico e complicato: la fotografia di architettura. E per fotografia di architettura considererò non solo quelle che documentano un edificio, ma anche quelle di taglio più artistico, quelle che ne colgono alcuni dettagli, diciamo, più astratte e, anche se molti non saranno d’accordo, quelle che includono le architetture solo come sfondo: in fondo, anche in un ritratto ambientato dobbiamo sapere come trattare adeguatamente il contesto.

Molti fotografi considerano le architetture come dei semplici contesti, degli sfondi. Può capitare di vivere in un ambiente tanto a lungo da non averlo mai osservato con l’occhio del fotografo e, quindi, di non averlo mai apprezzato. Io per primo non sono un cacciatore di architetture, ma non posso negare che possano essere dei magnifici soggetti, se sfruttati a pieno. Il che non significa necessariamente utilizzare un costoso obiettivo decentrabile, ma anche solo, perlappunto, imparare a osservarle.
Una buona fotografia di architettura sfrutterà al massimo la struttura, tramite una sapiente composizione, per esaltarne la forma e, nel caso fosse quello il nostro scopo, la relazione con gli altri elementi e lo spazio circostante. D’altro canto potremmo voler isolare il soggetto o addirittura una sua parte per uno scatto meno convenzionale e lontano delle regole di composizione.

Non sarà certo questo il caso di una fotografia documentale, quanto, piuttosto, di tipo artistico. In un documento è, infatti, fondamentale presentare il soggetto il più fedelmente possibile, anche se questo non significa necessariamente freddo e distaccato. Lasciare un po’ di spazio al coinvolgimento emotivo non guasta mai.
Se una fotografia documentale deve mostrare le qualità intrinseche dell’edificio in sé, un’immagine più artistica ne sfrutterà la resa nelle particolari condizioni di luce per suscitare nell’osservatore delle emozioni, mettendo in risalto aspetti meno evidenti e magari raccontando una storia.

Potremmo dire che una foto documentale dovrà, per quanto possibile, suscitare una reazione oggettiva, mentre un’immagine artistica colpisce più soggettivamente chi la osserva. Cosa che avviene più o meno sempre, in realtà.
È importante anche considerare un eventuale committente nella realizzazione di una fotografia di architettura. Se stiamo lavorando per noi stessi, beh, si spera che sappiamo bene cosa vogliamo ottenere, ma in caso che la foto ci sia stata commissionata da una terza persona, dobbiamo tenere a mente le sue richieste. Probabilmente una rivista di arte gradirà una foto con dei chiaroscuri che creino un accattivante gioco di luce, mentre l’architetto che ha realizzato il palazzo vorrà che ne siano esaltate le superfici lisce e ben definite.

come sempre interessanti i tuoi articoli, anche la fotografia di architettura è una forma d’arte, esalta la bellezza di un patrimonio artistico, lo fa conoscere nello sgargiante tessuto della sua nobile realtà…
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