Ritratto ambientato

Quando scattiamo un ritratto, spesso ci concentriamo su uno sguardo, un’espressione e, magari, stringiamo molto l’inquadratura, per rendere al meglio quell’emozione che traspare dal volto, empatizzare col soggetto. Altre volte, però, allarghiamo l’inquadratura, magari per concentrarci su un gesto o una posa oppure per dare il giusto peso al contesto, all’ambientazione.

L’espressione sul volto del giocatore, il gesto e la posa tipiche del passaggio sono tipiche della partita di calcio, ma l’inquadratura ampia aggiunge elementi che rafforzano (la palla) e aggiungono (è una partita tra amici) informazione all’immagine

In un ritratto, tutto deve essere mirato alla rappresentazione del soggetto, se ce n’è una, alla narrazione della sua storia, quindi l’espressione deve essere consona, l’aspetto adeguato e l’eventuale gesto funzionale: una coppia di sposi avrà un volto gioioso, dei vestiti da cerimonia e… beh, verosimilmente non staranno martellando una trave.

Giocare a Red dead redemption con un cappello di carnevale da 5 euro non fa di me un cowboy

Quali che siano il soggetto e la sua storia, un giusto contesto li metterà in risalto o aggiungerà dettagli che altrimenti non sarebbe semplice rappresentare nello scatto. Tornando alla coppia di sposi, immaginiamo che siano in abiti eleganti, ma non i classici vestiti da sposi: se la fotografia li rappresentasse sulla soglia della chiesa, sarebbe più facile identificarli come tali, invece che, per esempio, come testimoni.

È impossibile non identificare questa coppia come due novelli sposi

Altro esempio di importanza del contesto che possiamo menzionare è il cosiddetto portrait en creux, quella rappresentazione di una persona attraverso cose che lo identificano in luoghi che gli sono congeniali, come a voler raffigurare, per esempio, una stanza da cui il nostro soggetto è appena uscito.

Un portrait en creux di Tony Stark

Tornando ai ritratti ambientati e all’importanza del contesto, pensiamo, per esempio, a un bambino che ride felice: ovviamente ci trasmette un messaggio e ci dice che quel bambino è, per l’appunto, felice, ma sappiamo perché? Cos’è che lo sta facendo ridere? Un’inquadratura più ampia potrebbe mostrarci la giostra su cui sta girando o il genitore che gli sta facendo le boccacce.

L’inquadratura sufficientemente ampia permette di comprendere quale sia l’interesse di questa bambina

Oppure pensiamo a un lavoratore che svolge una mansione particolarmente delicata. Il suo volto chino sull’oggetto delle sue fatiche, lo sguardo concentrato, magari una goccia di sudore che scende sulla sua fronte per la tensione: ma cosa sta facendo? Qual è la difficoltà del suo lavoro? Perché è così teso? Allargare l’inquadratura potrebbe mostrarci che si tratta di un metalmeccanico che sta manovrando un pesante attrezzo, magari colando del materiale fuso in un crogiolo.

Un tecnico delle luci a teatro, concentrato sul suo lavoro, in un contesto minimale, ma abbastanza eloquente

Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, solitamente si consiglia per i ritratti obiettivi più lunghi: un 85mm, per me, è il massimo, ma molti fotografi preferiscono un più versatile 70-200mm, un veloce 135mm o anche un 105mm, sebbene spesso questo sia un obiettivo macro, quindi troppo duro per un ritratto. Per i ritratti ambientati, invece, si può optare per un più neutro 50mm, che consente di inquadrare un soggetto anche a figura intera da una certa distanza o anche un grandangolare.

Un buon obiettivo 85mm permette di scattare dei bei ritratti, anche in condizioni poco luminose

Un 35mm, per esempio, consente di catturare nell’immagine un’inquadratura più ampia o di avvicinarci di più al soggetto, lasciando comunque abbastanza contesto. Stiamo, però, ben attenti alle distorsioni: visi troppo tondi, parti del corpo troppo vicine all’obiettivo che diventano enormi (avete presente il naso nei selfie?) e linee prospettiche che si curvano in modo inverosimile.

Il grandangolare estremo (18mm equivalente) ha permesso di cogliere bene l’ambientazione, circostante, senza distorcere troppo i soggetti, perché ben distanti

Cosa che comunque potrebbe essere sfruttata nel nostro ritratto: potremmo voler costruire un’immagine in cui un soggetto particolarmente segaligno sia rappresentato in un ambiente “bombato”. In generale, non trascuriamo la possibilità di approfittare di un buon contrasto, inteso non solo come una giustapposizione di colori comprimari, ma anche come narrazioni dissonanti: un chihuahua sotto un cartello “Attenti al cane”, un prete che passa davanti un locale di spogliarelli, un servizio di moda realizzato con una modella in abito lungo, elegantissimo, in mezzo a vecchie rovine o un complesso industriale abbandonato (idea nemmeno troppo originale).

Cosa ci fa una ballerina in un bosco?

A ogni modo, se abbiamo la disponibilità di un buon soggetto, potrebbe essere divertente sperimentare l’effetto che fa fotografarlo in contesti diversi tra loro, che possono spaziare da quello loro più congeniale a uno in forte contrasto, per esempio un cameriere in livrea in un ricco salone e poi a servire cocktail sulla spiaggia. Insomma, una volta scoperto un buon soggetto e ottenuta la sua disponibilità, sta alla nostra fantasia fare il resto.

Blu/marrone, vecchio/nuovo: vari contrasti in una sola immagine

7 pensieri riguardo “Ritratto ambientato

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