Come abbiamo ampiamente discusso, una serie non è una mera successione di foto. Una serie fotografica deve essere costruita, non solo scatto per scatto, ma anche nella sua interezza. Vediamo quali sono gli elementi che rendono un semplice insieme di foto una serie.

Innanzitutto occorre avere ben chiaro qual è l’intento del nostro lavoro: diciamo che le immagini della serie devono avere un contesto condiviso. Per contesto non intendo lo sfondo dell’immagine in senso stretto (anche quello, all’occorrenza), quanto l’ambito. In un certo senso il contesto può anche definire o quanto meno essere strettamente correlato al genere che scegliamo. Se vogliamo dedicarci a una serie sulle architetture di una città, il contesto sarà inevitabilmente urbano. Le serie sui miei gatti hanno come contesto il mio giardino. E così via.

Il contesto è anche strettamente correlato con il soggetto della serie, non solo inteso come persone e cose ritratte nelle immagini, ma anche al tema principale della serie. Per esempio potremmo ritrarre degli adulti con dei bambini e il soggetto della nostra serie sarebbe la genitorialità, mentre le persone ritratte sono più correttamente definite come referenti, cioè, ciò che effettivamente si vede nelle immagini. Il motivo per cui ci soffermiamo sui referenti in questo articolo è che essi sono anche un modo per rimarcare la serialità delle immagini, inserendo gli stessi referenti in più scatti: in questo caso si parla anche di coreferenza (detta sistematica se il referente è presente in tutte le foto della serie). Ovviamente anche oggetti possono essere referenti e, in generale, non solo i soggetti possono essere referenti.

Una serie deve coinvolgere lo spettatore e non annoiarlo. Per questo, le immagini andrebbero disposte anche in base al ritmo, cioè in base a uno schema riconducibile che guidi il lettore e ne regoli la velocità di fruizione della serie stessa. Un modo semplice per creare ritmo è quello di creare una successione di mini-serie della stessa lunghezza. Altrimenti si può inserire un’immagine con delle caratteristiche particolari (come un formato ben definito) a intervalli regolari. Banalmente, possiamo alternare un certo numero di foto in bianco e nero con un certo numero (anche lo stesso) di foto a colori, o primi piani e campi larghi. In definitiva, possiamo anche optare per una totale assenza di ritmo, per dare un effetto straniante, sincopato, alla serie.
Un altro aspetto fondamentale della costruzione di una serie è la gestione della transizione tra le varie immagini. Una serie è formata da immagini in relazione tra loro, temporale, logica o tematica che sia. Tale legame deve essere in qualche modo facilmente intelligibile nel fruire delle fotografie. Possiamo pensare a una serie come a un mero elenco, per esempio una serie di quattro immagini per rappresentare i quattro elementi (terra, aria, fuoco e acqua). In questo caso non è necessario gestire nulla di più che una giustapposizione delle immagini che segua il nostro gusto. Nel caso di successione temporale, potremmo gestire una sequenza di immagini, per esempio, fotografando la pioggia e poi le pozzanghere o gli schizzi su un vetro. Oppure potremmo mutuare una tecnica del cinema e inserire una fotografia con un soggetto che esce dal margine destro e subito dopo un’altra in cui lo stesso soggetto rientra da sinistra. Anche una successione di immagini in contrasto tra loro è un modo per creare ritmo e gestire le transizioni in una serie.

Abbiamo, dunque, collezionato un buon insieme di scatti, li abbiamo disposti in modo da creare il ritmo che cerchiamo e con transazioni efficaci. Manca ancora un ingrediente fondamentale per la definizione di una buona serie: l’armonia. L’armonia si fonda su due aspetti determinanti, uno legato al significante e uno al significato: coerenza e coesione. Per dare coesione a una serie, possiamo scegliere tutte immagini con uno stile comune (bianco e nero, orizzontale o verticale, ecc.) o anche uno stile che si evolve lungo la serie. La coerenza riguarda più gli aspetti narrativi, la scelta delle immagini. Se vogliamo realizzare una serie sugli edifici storici di una città, sarebbe incoerente scegliere tutte immagini di chiese, eccetto una di un castello: sarebbe più coerente eliminare l’ultima immagine e modificare il tema della serie.

Tutto ciò concorre alla definizione dell’impatto della serie. Ogni immagine ha un impatto, un concetto astratto che potrebbe essere interpretato come il grado di interesse che l’immagine stessa genera nello spettatore, la sorpresa che suscita. Più ci viene voglia di soffermarci su una fotografia, più essa ha impatto. Tale aspetto si ripercuote ovviamente sulla nostra serie e dobbiamo chiederci, quando inseriamo un’immagine in una serie se, oltre ad avere impatto in sé, essa ne aumenta quello globale della serie stessa, tenendo bene a mente che, se stiamo per esempio sfogliando le pagine di un libro, l’impatto complessivo sarà meno evidente, rispetto al guardare l’intera serie disposta sulle pareti di una mostra.

Coerenza, coesione e impatto si influenzano a vicenda. Limitare la serie alle sole foto di impatto, ne migliora la fruibilità, dà una coerenza intrinseca al nostro lavoro e ne rafforza la coesione, così come una serie coerente con se stessa ha un impatto maggiore. Eliminiamo, dunque, tutto ciò che non è efficace e non concorre a tale scopo, sia come immagine in sè, sia come referenti della serie nel suo insieme.
In definitiva, nel costruire la nostra serie, scegliamo le foto chiedendoci per ciascuna di esse se ha lo stesso tema delle altre (cioè quello scelto per la serie), se essa ha all’interno della serie uno scopo ben definito, un ruolo che la rende non sovrapponibile o sostituibile da un’altra foto e se essa si armonizza all’interno della serie stessa.

8 pensieri riguardo “Costruire una serie”