Quando e per quanto ci è possibile dobbiamo prestare attenzione ai colori sulla scena e sceglierli con cura. Ciò è sempre possibile in studio, mentre potrebbe non esserlo all’aperto. Per esempio, se individuiamo una buona location per un ritratto ambientato, probabilmente non potremo, se non in minima parte, modificarne i colori, a meno di non aggiungere un pannello colorato, dei drappi o qualcosa del genere. Possiamo, però, scegliere il vestiario e gli accessori dei modelli, usando colori adeguati. Ovvero?

Una scelta ovvia è quella di colori complementari. La tensione dinamica che crea il contrasto tra i due colori rende la scena più accattivante. Nel caso di un ritratto ambientato, si può scegliere uno sfondo di un colore e vestire il modello del suo complementare. Solitamente, quindi, anche con uno still-life, si preferisce un soggetto piccolo in una scena ampia, insomma un piccolo punctum in uno studium più ampio, per dirla alla Roland Barthes. In generale un contrasto tra un piccolo elemento di colore scuro in un campo chiaro (o viceversa) fa apparire quell’elemento come molto più grande.

Se non è la tensione che cercate, ma un effetto più rilassante e armonioso, potete optare invece per dei colori analoghi, insiemi di due o tre colori adiacenti sulla ruota dei colori, per esempio arancione-rosso o blu-verde. Pensate a un semplice ritratto ambientato nel verde di un bosco con un paio di tonalità di verde e una modella vestita con una terza tonalità di verde o una di azzurro.
Continuando a ridurre il contrasto, possiamo pensare a scatti monocromatici, intesi come scatti in cui è presente una sola tonalità. Il pericolo è quello di un’immagine troppo piatta e priva di interesse, ma riempire tutta l’inquadratura con vari toni di un solo colore può essere semplice e fornire un risultato tutt’altro che banale.

Le relazioni tra i colori non si basano anche sui loro pesi relativi. Quando osserviamo un’immagine, tendiamo inconsciamente ad attribuire maggior peso ai colori freddi e scuri, rispetto a quelli più caldi e chiari. Per esempio, posizionare un soggetto scuro in alto nell’immagine ci dà la sensazione che stia per cadere, conferisce all’immagine un senso di equilibrio precario.
Ovviamente non solo il colore, ma anche la percezione della massa del soggetto conferisce peso. Illuminare un soggetto lateralmente, ne evidenzia la tridimensionalità, quindi ne aumenta il peso, così come la profondità di campo ne definisce il volume, altro aspetto che conferisce peso a un soggetto, oltre al fatto che, se in un’immagine un elemento è a fuoco ha sempre maggior peso di ciò che non lo è, tanto che individueremo quello a fuoco come soggetto, anche se occupa solo una minima parte dell’inquadratura.

Quale che sia la vostra scelta, considerate l’effetto che volete ottenere. Un piccolo elemento chiaro si trova in un campo scuro, perché è un elemento leggero che deve essere protetto da uno pesante o è una “vittima” circondata da un “nemico“?
I colori non solo hanno un peso, ma “avanzano” o “retrocedono” sulla scena. Il nostro cervello si è formato in un epoca in cui eravamo abituati al blu del cielo e al verde della natura, in cui elementi di colori complementari a questi spiccavano (e spesso indicavano un pericolo). Al giorno d’oggi il colore rosso è ancora quello che più risalta nelle foto. Si dice che il rosso è quello che avanza di più, seguito dall’arancione e dal giallo, in generale dai colori caldi, mentre verde e blu retrocedono verso lo sfondo. L’uso di colori che avanzano e retrocedono combinati nella stessa immagine può, quindi, aumentare la profondità di campo, soprattutto se quelli che retrocedono sono sfocati.

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