Alcune delle mie foto più belle sono delle piccole perle di puro istinto: si vede un soggetto interessante, mentre lo si osserva le mani cominciano già a impostare la macchina, si previsualizza lo scatto, si compone l’immagine nel mirino, mentre le mani correggono l’esposizione e si scatta. Tutto in pochi secondi. Certe volte, però, l’istinto non basta o magari basterebbe, ma, avendone il tempo, perché non pianificare tutto a dovere?

La base di una buona programmazione fotografica è la definizione degli obiettivi: cosa vogliamo rappresentare/documentare? Il mezzo è lo script, una sorta di sceneggiatura, di copione, fotografico. Il prodotto finale è il servizio.
Uno script fotografico non è necessariamente un testo definito, con sezioni chiare e magari uno storyboard: potete limitarvi a prendere pochi appunti durante un sopralluogo o durante la fase di studio del materiale a disposizione su eventi, luoghi e persone che andrete a fotografare. Michael Freeman ha scritto un libro (anche) su questo (e su cosa non ne ha scritto uno?) e consiglia di dividere lo script, redatto anche su un semplice quaderno per appunti, in sei sezioni: eventi (uno spettacolo teatrale, una gara sportiva, un matrimonio), luoghi (il teatro, un palco all’aperto, uno stadio, una chiesa), allestimenti (luci aggiuntive sul set, una scenografia montata ad hoc), attività (la gara, la cerimonia, i balli), persone (gli attori, gli atleti, gli sposi) e aggiunte (diciamo, varie ed eventuali, ciò che può dare un pizzico di imprevedibilità o di dettaglio in più al servizio).

Se un maestro, con tanti anni di esperienza e un portfolio ricco di belle immagini ci dà un suggerimento, vale la pena dargli ascolto. Dal canto vostro, cercate di adattarlo alle vostre esigenze, al vostro obiettivo e alle vostre attitudini.

Io di solito stilo un elenco delle foto che voglio ottenere, a patto che siano poche e ben definite, altrimenti scelgo alcune categorie di foto da scattare (per esempio, a uno spettacolo teatrale potrei indicare almeno dei primi piani ai protagonisti in scene significative, qualche ballo con scene in movimento e fisse, un paio di inquadrature del pubblico, ecc). Stilata questa lista, che contiene il risultato da raggiungere, descrivo almeno l’ambientazione, la scena che voglio inquadrare o allestire, l’outfit dei modelli, l’illuminazione che troverò o allestirò sulla scena, le ottiche da usare, le inquadrature che voglio sui soggetti ed eventuali note aggiuntive con tutto ciò che può essere utile ricordare una volta sul set o magari idee che non mi convincono del tutto, ma vorrei provare. Va da sè che, nel caso abbiate bisogno, potete aggiungere qualsiasi altra informazione vi serva, anche durante il servizio, come alcune note per migliorare degli scatti in post-produzione.

Per esempio, alcuni mesi fa un amico mi ha segnalato un concorso dal titolo “Io gioco, non azzardo”, con l’obiettivo di raccogliere immagini (al più due per partecipante) che sensibilizzassero il pubblico sul tema della ludopatia. Il bando di concorso imponeva la residenza nella città di Roma, quindi non potevo partecipare, ma si trattava comunque di un progetto che mi attirava e un buon esercizio, così decisi di allestire un piccolo set, seguendo alla lettera tutte le altre regole del bando. Una di esse prevedeva una risoluzione di almeno 3000 piaxel sul lato corto e una densità di 300 dpi: queste sono informazioni da aggiunere allo script.

Cercate solo di non limitare il vostro estro creativo con una preparazione troppo zelante: fare un programma va benissimo e seguirlo è quasi un obbligo (altrimenti che lo fate a fare?), ma un po’ di improvvisazione non guasta mai, innanzitutto, perché c’è sempre qualche imprevisto da gestire (o quasi) e poi una buona idea può essere migliorata in corsa.
Soprattutto se per voi la fotografia è innanzitutto una passione, cercate di fotografare ciò che vi piace, come vi piace, senza porvi da soli delle limitazioni che non vi recano alcun vantaggio.
28 pensieri riguardo “Script fotografici”