La notte del 31 Marzo scorso s’è svolto un incontro di pugilato molto importante, Anthony Joshua VS Joseph Parker, con ben quattro cinture dei pesi massimi in palio, tra cui tre delle più importanti. Immaginate il Principality Stadium di Cardiff colmo di 78.000 spettatori urlanti, in mezzo a spettacoli luminosi e pirotecnici (a mio avviso anche un po’ eccessivi), mentre aspettano l’inizio dell’incontro. Immaginate poi di essere lì, con la vostra reflex a seguire l’incontro per un’importante rivista sportiva. Oppure qualcosina di meno.

Sì, in effetti sarebbe un gran bel colpo, ma non è così semplice ottenere un incarico del genere. Cionondimeno, occasioni per fotografare un bell’evento sportivo non mancano mai, l’importante è avere buona volontà, magari qualche buon aggancio, oppure un biglietto. Io da questo punto di vista sono abbastanza fortunato e ogni tanto riesco a seguire qualche bel match, come quello dello scorso 17 Marzo che contrapponeva i due pesi superleggeri Ennio Zingaro VS Jovan Giorgetti.

Progetto
La serata prevede in realtà una dozzina di incontri dilettanti, prima del match clou, quindi ci sarà davvero molto da scattare. Sarò lì come ospite, il che da un lato mi porta delle limitazioni, ma, dall’altro, mi dà dei vantaggi. Non posso avvicinarmi al ring, questo sarà il problema principale. Le luci che illuminano il quadrato sono basse e ancora meno sono quelle che arrivano più lontano e, ovviamente, usare un flash è escluso. Però non devo preoccuparmi di realizzare un servizio da cronaca sportiva (per quello ci sono i fotografi ufficiali) e posso optare per scatti più artistici… e io non chiedo altro.

Sul posto
La sera dell’incontro arrivo sul posto in largo anticipo, per scegliere il posto migliore da cui scattare le foto. In realtà so già qual è, perché non è la prima volta che seguo un evento organizzato dalla A.S.D. Boxe Latina in questo Palaboxe. So come saranno disposti gli angoli sul ring e dove si troveranno i pugili di casa: sono miei amici e voglio innanzitutto regalare loro delle belle foto, quindi scelgo il lato che più mi consentirà di ritrarli al meglio.

Per quanto riguarda la fila, mi sistemo in fondo, in modo da avere spazio per muovermi, senza infastidire gli altri spettatori. La distanza mi consente inoltre da avere meno fastidi possibile dal bordo del ring, dato che sarò comunque in una posizione più bassa rispetto ai pugili. Il problema della distanza sarà risolto dall’obiettivo 70-200mm f/2.8, il più luminoso (è proprio il caso di dire “veloce”, dato che mi consentirà di usare tempi di esposizione più brevi) che si possa desiderare in simili frangenti, con lunghezze focali adatte tanto a prendere tutto il ring, quanto a realizzare dei primi piani più stretti sui pugili.

Prima che inizino gli incontri, le luci sono ben accese, ma so già che presto resteranno accesi solo i faretti sul ring, a parte qualche gioco di luce che annuncia l’arrivo sul quadrato dei pugili. In casi come questo, ciò che vi posso consigliare è di trasformare un ostacolo in un’opportunità. Quindi imposto la sensibilità ISO a 1600, il diaframma a f/2.8 e il tempo di esposizione a 1/100 di secondo.

Siamo ampiamente sotto il tempo di sicurezza (ben uno stop), ma l’obiettivo è stabilizzato e non escludo la possibilità di ridurlo un po’, se dovessi vedere che la situazione lo permette. Nonostante ciò, sto esponendo le mie immagini a sinistra, eppure questo non mi preoccupa, perché ho una certa idea in mente: ne riparleremo quando arriverò alla post-produzione.

I soggetti
Bene, siamo a un incontro di pugilato, quindi il soggetto più logico sono i pugili: la tensione prima del match, gli sguardi tra i combattenti, i colpi messi a segno e quelli mancati. In casi del genere avete due possibilità: scattare a raffica, oppure affidarvi ai vostri riflessi e cogliere i momenti decisivi degli incontri.

Essendo un battitore libero, non mi preoccupo più di tanto di perdere qualche scatto, senza considerare che, anche scattando a raffica, si rischia comunque di perdere l’istante giusto tra uno scatto e l’altro, quindi opto per seguire il mio istinto. Nonostante ciò a fine serata avrò portato a casa 1697 scatti e riempito una scheda di memoria da 32 GB e un’altra a metà.

Pugili, dicevamo, certo, ma siamo fotografi, per noi vivere significa scattare belle foto e, se per vivere si deve respirare, per scattare belle foto si deve osservare. Quindi, non limitatevi a guardare cosa accade sul ring, ma anche a ciò che vi è intorno. Dicevamo dei giochi di luce che si usano per introdurre i pugili e sappiamo bene che la luce di per sè può essere un ottimo soggetto. Senza contare il pubblico, che durante gli incontri è decisamente troppo in ombra, ma negli altri momenti della serata può regalare qualche bella composizione: sguardi curiosi, momenti di attesa, gesti di incitamento e quant’altro.

Infine siate pronti a gestire tutto ciò che di insolito può capitare. Per esempio io cerco sempre di dedicare qualche scatto agli arbitri. Da fotografo, sento sempre una certa familiarità con chi per ruolo sta al margine di un evento, cercando di interferire il meno possibile. Immaginatevi quindi la mia contentezza quando ho visto che uno degli arbitri della serata era una donna.

Solitamente ci si aspetta che un arbitro di boxe sia grosso e cattivo, insomma che abbia la stazza e la presenza necessarie a farsi rispettare da pugili grandi e grossi, invece vedere questa signora, anche un po’ mingherlina, tenere a bada bestioni che pesavano il doppio di lei, non disdegnando di inveire loro contro, separarli a forza e perfino penalizzarli dovrebbe servire da esempio a chi ancora ci propina storie sul fatto che ci sono attività che le donne non possono svolgere al pari di un uomo. Insomma, alla fin fine le ho scattato non poche foto.

La post-produzione
1697 scatti, dicevo. Alla fine del lavoro ne resteranno 643, di cui direi una metà salvabili, ma non perfetti, tante buone foto e alcune piccole perle, soprattutto grazie a quell’idea di cui vi parlavo: un set in stile anni Sessanta. Avevo questa idea che mi frullava per la testa, un set fumoso, con contrasti molto alti. Nella mia mente era ben chiaro, eppure non avrei saputo dire da dove venisse fuori: era un po’ la mia idea di bellezza, di buona fotografia connessa a un evento pugilistico. Poi è stato un mio amico, Fabrizio Galliccia, disegnatore per la Sergio Bonelli Editore, insomma, uno che per queste cose ha occhio, a farmi capire da dove avessi tirato fuori quelle atmosfere: stavo impunemente tentando di replicare la fotografia del film Toro Scatenato.

Per farlo ho impostato una simulazione pellicola in bianco e nero, applicando un filtro di colore caldo (giallo, arancione o rosso, in base alla circostanza) e aumentando un po’ il contrasto. Questo ha ricreato l’atmosfera che cercavo e ha dato risalto ai chiaroscuro di cui le mie foto erano inevitabilmente pieni (ho perfino realizzato delle silhouette).

Per forza di cose, ho anche raddrizzato e ritagliato qualche inquadratura: inutile dire che quando si scatta per una sera intera, è difficile tenere ferma la macchina, soprattutto una reflex con un pesante obiettivo e quindi conviene mantenere un po’ di margine.

Alla fine del set, ho mandato le foto alla segreteria dell’organizzazione, che le ha anche girate ai pugili: a giudicare dalle condivisioni, credo che siano loro piaciute che per me, lo ribadisco, resta un’ottima ricompensa.

il problema di gestire un numero così elevato di foto è la selezione finale. E’ sempre difficile dire e soprattutto cancellare un mare di foto per lasciarne solo alcune. Io di solito scatto solo paesaggi e natura, anch’io faccio parecchie foto, spesso non so davvero cosa cancellare, anche perché molte rappresentano comunque una parte del viaggio, anche se poi viste a se non dicono molto.
Curiosa la ragazza arbitro, ormai anche le donne non sono più quelle di una volta 😉
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