Dopo la passeggiata nel Frusinate, ho approfittato dell’invito al matrimonio di una mia cara amica per un secondo esame impegnativo per la piccola “Grace”, la Fujifilm X100V da poco aggiunta all’elenco delle mie attrezzature fotografiche preferite. In fondo, essere un semplice invitato consente di prendere l’evento con una gradevole leggerezza e sperimentare in base al proprio gusto personale.

Quando vogliamo scattare fotografie a un evento, è utile prendere tutte le informazioni possibili e i matrimoni non fanno eccezione. Personalmente, preferisco anche buttare giù qualche appunto (in fondo sappiamo bene come preparare uno script fotografico).

Il matrimonio in questione era all’inizio di settembre, con l’inizio della cerimonia fissato alle 17:30, all’aperto, sulla spiaggia antistante il locale nel quale si sarebbe tenuto il ricevimento, a Terracina, in provincia di Latina. Conoscendo bene la zona, sapevo che per la cerimonia avrei avuto luce sufficiente, proveniente dalle spalle degli sposi. Il meteo prevedeva una giornata con tempo perlopiù sereno: in realtà qualche nuvola di tanto in tanto è passata davanti al Sole, creando degli improvvisi cambi di luce, ma nulla che un fotografo abituato a scattare all’aperto non sappia affrontare.

Prima di parlare della cerimonia vera e propria, penso sia doveroso spendere alcune parole sul modo corretto di comportarsi a una cerimonia, quando vogliamo scattare delle fotografie come semplici invitati. Innanzitutto, penso sia comunque imprescindibile vestirsi in modo adeguato e conforme alla cerimonia, anche a costo di sacrificare la comodità (del resto, è quello che mi aspetto anche da un fotografo professionista, soprattutto perché, operando spesso in squadra, finirebbe per essere a sua volta ripreso, magari in jeans e maglietta, rovinando le foto dei colleghi).

A parte ciò, ricordiamo sempre, per l’appunto, che ci sono dei fotografi professionisti a lavoro e non dobbiamo in alcun modo ostacolarli! È loro compito, infatti, catturare i momenti migliori e la nostra presenza sulla scena potrebbe creare fastidi. Un bravo professionista ha preso accordi con l’officiante e gli sposi, sa quando e dove scattare, mentre noi, probabilmente, no. E, comunque, non è carino togliere il pane di bocca a un professionista, né rendergli più difficile del necessario il procurarselo. Quindi, stiamo sempre ben attenti a ciò che ci circonda, mentre scattiamo.

La cerimonia laica si è svolta sotto un gazebo, con tutti i crismi: l’officiante, dopo una breve introduzione, ha invitato gli sposi a scambiarsi le promesse, poi gli anelli e infine un bacio. Prima di lasciare che sposi e testimoni firmassero, ha anche coinvolto i novelli moglie e marito in un rituale che prevedeva di mescolare sabbie di colore diverso, a simboleggiare la nuova indissolubile unione (provateci voi a separare, granello per granello, tre sabbia di colore diverso mescolate tra loro).

Ovviamente, io non avevo accesso al gazebo e avevo comunque un’ottica fissa a disposizione, il 35mm equivalente della Fujifilm X100V, ma potevo contare su 24 megapixel di risoluzione e un’ottima messa a fuoco, oltre che un teleconverter TCL-X100 II. Quindi mi sono limitato a girare intorno all’altare, con inquadrature di ampio respiro che avrei eventualmente potuto ritagliare dopo.

Il ricevimento si è aperto con un buffet all’aperto, che ho ben volentieri ignorato, un po’ per fame, un po’ per scarso interesse. Come dicevo, non essendo il fotografo ufficiale, ho potuto permettermi di ignorare ciò che non mi interessava. La luce cominciava a scarseggiare e gli sposi erano andati a farsi fotografare sulla spiaggia con i professionisti ingaggiati allo scopo, quindi io ho preferito dedicarmi a qualche ritratto agli invitati.

Subito dopo ci siamo spostati all’interno, per la cena, i rituali e i balli. Sono stato mio malgrado coinvolto nel lancio della giarrettiera (abilmente schivata) e ogni tanto ho mangiato qualcosa o conversato con i miei compagni di tavolo, ma perlopiù ho scattato fotografie agli sposi che giravano tra i tavoli e prendevano parte alle attività organizzate da loro o dagli invitati.

La parte più impegnativa della serata riguardava i balli: poca luce e movimenti rapidi hanno messo a dura prova la piccola Grace, ma, per fortuna, ho potuto contare su una buona resa anche a sensibilità ISO elevate. Quindi, tra un trenino e l’altro, ho potuto catturare anche i passi di ballo più audaci e repentini.

Tornato a casa, restavano i quasi 900 scatti da sistemare. Ne ho scartati più di metà e ho sistemato gli altri ritagliando le inquadrature troppo ampie e convertendo le immagini in bianco e nero, con un preset che ho impostato ad hoc e che mi ha permesso di rendere più omogeneo tutto il servizio.




Tutto questo lavoro mi ha ispirato un’idea che ho subito iniziato a mettere in pratica: preparare un piccolo impaginato con gli scatti migliori, per mandarlo agli sposi, insieme con l’archivio di tutte le fotografie post-prodotte. Così, ho messo mano a Scribus, un software open-source per l’impaginazione e ho preparato un PDF da includere tra i file che ho mandato loro.

In conclusione, anche in questa situazione la Fujifilm X100V si è dimostrata all’altezza del compito. Probabilmente non basterebbe come unico corpo macchina per coprire “ufficialmente” un intero matrimonio, ma come seconda unità sul campo o per gestire un’emergenza è una scelta ottimale.

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