Nella fotografia di ritratto la luce non è solo necessaria tecnicamente, ma anche uno strumento estremamente potente di composizione. Una luce beauty ha un effetto completamente diverso da una luce Rembrant, tanto sull’aspetto del soggetto, quanto sul significato dello scatto. Tra le varie illuminazioni che possiamo creare e trovare sulla scena, ce n’è una che divide particolarmente i fotografi, la cosiddetta luce screziata.

Alcuni fotografi la detestano, la trovano sgradevole e, in effetti, non è facile ottenere una buona resa con questa luce, che, in soldoni, è un’illuminazione a macchia di leopardo, come quella che filtra da una superficie bucherellata e può portare tanto a una gradevole trama sul soggetto, quanto a delle antiestetiche cadute di luce sui suddetti soggetti (pensiamo per esempio a un occhio ben illuminato e un altro completamente in ombra).

Insomma, non certo facile da gestire, quasi mai ricreata in studio (alcuni fotografi la considerano un errore, figuriamoci se provano a ricrearla artificialmente) e non molto comune neanche in ambiente esterno. I posti in cui tipicamente è possibile trovarla sono, in effetti, pochi. Prima di tutto, possiamo cercarla nei boschi, in cui la luce che filtra tra le fronde degli alberi crea esattamente quell’illuminazione maculata. Così come alcune tettoie coperte con della rete, come quella per la copertura delle serre, per esempio.

Quale che sia la situazione che l’ha ricreata, cosa dobbiamo fare, se ci troviamo in presenza di una bella luce screziata e vogliamo sfruttarla per il nostro ritratto? Come prendere l’esposizione per una resa ottimale? Può essere necessario studiare un po’ la scena, ma, in linea di massima, il miglior consiglio è quello di prendere l’esposizione sulla parte dell’inquadratura ben illuminata e poi, semplicemente, sovraesporla leggermente, diciamo di uno o due terzi di stop.

Un pensiero riguardo “Luce screziata”