La fotografia è selezione: un fotografo, quando decide di scattare una fotografia, si trova davanti una scena e sceglie di catturarne una parte, in un singolo istante di tempo, per quanto si possa optare un angolo di campo molto ampio o un tempo molto lungo. A molti fotografi paesaggisti questo piace fino a un certo punto e per questo talvolta ricorrono alla fotografia panoramica.

A parte alcuni dispositivi fotografici appositi, come quelli usati dagli agenti immobiliari per avere foto a 360° degli interni da mostrare sulle loro brochure e vetrine online, una volta era più complicato scattare fotografie panoramiche. Occorreva scattare una serie di fotografie a mano o, meglio ancora, ruotando la fotocamera sull’asse di un supporto come un cavalletto e poi in post-produzione giustapporre le immagini.

Tale tecnica comunque è onerosa. Bisogna impostare bene l’esposizione, sperare che il tempo non cambi tra uno scatto e l’altro (quindi che non cambino le condizione di luce), ruotare la macchina fotografica, facendo in modo che l’inquadratura cambi solo orizzontalmente, non spostare per nessun motivo l’asse centrale su cui muoversi e inquadrare almeno un terzo in più del necessario, per avere margine sufficiente per sovrapporre i vari fotogrammi.

Oggi quasi tutte le fotocamere digitali e gli smartphone hanno, però, una funzione che permette di scattare una foto panoramica. Anche in questo caso, il funzionamento è semplice: si imposta la modalità, scegliendo l’ampiezza dello scatto, se abbiamo più opzioni, si preme il tasto di scatto e si ruota la fotocamera, durante l’esposizione. Sarà, poi, il processore della fotocamera a finalizzare il montaggio: noi dobbiamo solo preoccuparci di prendere bene l’esposizione e tenere la mano ferma (possiamo anche in questo caso usare un cavalletto).

Io non sono un fan si questa ultima opzione, anche perché non consente di salvare le immagini in formato RAW. In generale, comunque, preferisco affidarmi il meno possibile al processore della fotocamera, con capacità e potenza sempre limitate. E allora? Dobbiamo rinunciare alla fotografia panoramica? Certo che no! Se ci piace, ben venga.

Io, però, preferisco scattare e ritagliare. A prescindere dal fatto che molte fotocamere scattano in formato 3:2, che è già abbastanza ampio (la vista umana è più o meno 4:3), è sempre possibile pensare all’inquadratura come più ci piace, quindi ritagliare uno scatto in post-produzione in formato 16:9 o 2:1, se non ancora più estremo. Ovviamente, dobbiamo essere bravi a “vedere” come sarà il taglio. Oppure possiamo, ancora una volta rinunciando al formato RAW, impostare la fotocamera per scattare in formato panoramico.

Scegliendo di tagliare, invece di unire, perdiamo dei pixel, sicuramente, ma, se abbiamo con noi una macchina con una buona risoluzione, questo potrebbe non essere un problema, soprattutto se il nostro fine è un fotolibro o una stampa per la parete di casa. Potrebbe non essere sufficiente per un cartellone pubblicitario 6×3 metri, ma in quel caso saremo consapevoli della necessità e opereremo di conseguenza.

sempre interessanti le tue riflessioni sulla materia 👍👍👍👍
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