Al giorno d’oggi con i social network dobbiamo fare i conti, che ci piaccia o no. Molti potenziali clienti cercano sui social, prima ancora che sul web e, se non ci trovano, troveranno qualcun altro, che, magari, assicurerà loro visibilità su quei portali. Il problema riguarda le licenze d’uso e i termini (veri e propri contratti) che accettiamo, quando ci iscriviamo: di fatto, spesso cediamo a titolo gratuito l’utilizzo dei nostri contenuti. Insomma, per Instagram & co. siamo la gallina dalle uova d’oro.

Se pensiamo che i nostri clienti non facciano grandi salti di gioia per i social network, allora possiamo tranquillamente ignorarli o presenziare in modo minimo, pubblicando solo pochi scatti a titolo di esempio. Altrimenti, cerchiamo di essere presenti in modo continuativo e costante. Un paio di immagini a settimana, possibilmente coerenti tra loro, sono il minimo accettabile. Molti social dispongono le immagini in un preciso ordine, cosa che potremmo sfruttare per creare delle mini-serie, ma considerate che queste saranno intellegibili solo sulla nostra home page, mentre nella timeline degli altri utenti saranno mostrate singolarmente.
Una tale singola immagine potrebbe sembrare strana, se isolata dalle altre e perdere di senso, ma questo potrebbe incuriosire i visitatori. All’occorrenza, possiamo anche corredare lo scatto con una didascalia adeguata, che indichi la progressione dell’immagine nella serie, disponibile aprendo la nostra pagina. Sfruttiamo in tali didascalie gli hashtag che permettono agli utenti di trovarci tramite ricerche: più il tag è generico e più è probabile che qualcuno lo trovi nei suoi risultati, ma quelli più specifici portano a noi utenti potenzialmente più interessati.

#boxingwoman
attira molti visitatori, forse perché non ci sono molte immagini di incontri di boxe femminileCome per quanto detto per siti e newsletter, è importante la programmazione. Dobbiamo avere una buona scorta di contenuti pronti, per garantire continuità di pubblicazione. Molti social non consentono di programmare le pubblicazioni, ma è possibile utilizzare altri strumenti che interagiscono con questi social. Per esempio, tramite WordPress, tutti gli articoli di questo sito sono condivisi automaticamente sulla mia pagina Facebook e su quella LinkedIn.

Sui social la cosa importante è la visibilità e questa si ottiene con i follower: più follower abbiamo, più potenziali clienti vedranno i nostri contenuti. L’importante è che tali clienti siano attivi e interessati. Un modo semplice per attirare l’attenzione è quello di seguire a nostra volta utenti con i nostri stessi interessi, condividendo e commentando i loro post: essi vedranno che abbiamo argomenti interessanti da proporre e probabilmente verranno a vedere chi siamo.

E se abbiamo poco tempo da dedicare ai social? Escludendo la possibilità di assumere un social media manager (sarebbe costoso, ma, se possiamo permettercelo…), resta quella di rivolgerci a ditte specializzate che seguiranno i follower al posto nostro con dei bot automatizzati o addirittura ci forniranno un pacchetto di follower, like e commenti, all’occorrenza. Sinceramente non ne vedo l’utilità: simili stratagemmi servono solo a far finta di avere molto seguito: non troveremo clienti tra quei finti follower.

A meno che non vogliamo diventare influencer. Certo, iniziare la carriera con un’azione che, se non è una vera e propria truffa, quanto meno non è molto limpida non è proprio il massimo della rettitudine morale, ma non siamo qui per discutere di etica alla fin fine: ognuno faccia ciò che gli dice la coscienza, nel rispetto della legge. Possiamo anche accarezzare l’idea di collaborare con influencer, che potrebbero essere interessati ai nostri contenuti: cerchiamone qualcuno adatto allo scopo.

Il dilemma è: pubblicare anche immagini private, mostrarci come siamo nella realtà, o occuparci solo di contenuti lavorativi? Diversi professionisti gestiscono account separati, uno più personale, magari privato, per i soli amici, e uno pubblico. Io, per esempio, su Facebook ho un account privato e una pagina per la fotografia, mentre su Instagram ho solo un profilo “fotografico”. Ognuno faccia ciò che più si adatta al suo stile e alla sua personalità.

Quindi quali social possiamo utilizzare per il nostro lavoro? Abbiamo già menzionato Instagram che purtroppo è il punto di riferimento per la fotografia (sì, lo ammetto, non sono un fan di Instagram). A livello personale, preferisco molto di più Flickr, molto più professionale e versatile, con possibilità di pubblicare immagini ad altissima risoluzione. Io lo uso anche come backup cloud. Dalla parte di Instagram sicuramente pende l’integrazione con Facebook, su cui la qualità delle immagini è veramente pessima, ma, come dicevo, permette di creare pagine professionali e ha comunque un enorme bacino d’utenza.

Così come Twitter, che ha il vantaggio di poter essere visibili anche da utenti che non ci seguono, tramite gli hashtag. Consiglio poi di dare un’occhiata a Viewbug, social orientato ai concorsi fotografici, molti dei quali a titolo gratuito (per altri bisogna avere un account premium a pagamento). Anche Pinterest riscuote un discreto successo, soprattutto tra i fotografi matrimonialisti perché, statistiche alla mano, è molto apprezzato da donne in cerca di idee per organizzare le loro cerimonie e perché permette di inserire link e prezzi di ciò che mostriamo.

Oltre alla fotografia, ci sono anche i video. Instagram (come Facebook e in parte Flickr) consente di pubblicare brevi video e anche dirette, poi da qualche anno è esploso il fenomeno TikTok, ma non so quanto questo possa essere utile a un fotografo professionista, a meno che non si rivolga a un pubblico di adolescenti: pubblicare una breve presentazione o il video di un backstage? Per questo consiglierei comunque Youtube, ideale anche se vogliamo pubblicare dei video divulgativi, magari creando un apposito canale, per offrire agli utenti le nostre competenze.

Infine ricordo il già citato LinkedIn, social network per professionisti di tutte le categorie che consente di inserire immagini, articoli (anche molto lunghi) e di recente anche storie. Il punto di forza di LinkedIn sono i gruppi, in cui farsi notare, interagendo con chi ha specifici interessi. Ultimamente è un po’ difficile schivare la schiera di sedicenti mental coach che lo affollano con improbabili proposte, ma è comunque un ottimo punto di partenza per cercare lavori e commissioni.

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