Quella foto è mia!

Oggi che la società vive di immagini, la tecnologia segue il trend e quindi si sviluppano tecnologie che aiutano non solo a scattare foto migliori, in modo più semplice e automatico, ma anche sistemi per la condivisione delle immagini più flessibili e rapidi. Il problema sorge quando le fotografie che scattiamo sfuggono al nostro controllo: finché vengono condivise con tutti i riferimenti necessari ad attribuircele, ben venga questa visibilità, ma spesso la cosa va ben oltre e non mancano casi in cui le immagini sono usate a fine di lucro, senza che questo lucro sia riconosciuto a noi autori.

Su Internet le nostre foto scappano ovunque

La prima linea di difesa consiste nel firmare tutte le nostre foto. Avrete forse notato che tutte le immagini che inserisco in questi articoli hanno il logo del sito ben visibile. Lo detesto! È davvero fastidioso e trovo che rovini immancabilmente la composizione, ma si rende necessario, perché, nonostante la licenza GNU GPL 4.0 che consente l’uso delle immagini per fini non commerciali, a patto che sia riportata l’attribuzione, c’è sempre qualcuno che le salva e le riutilizza senza farlo. Ricordate quando abbiamo parlato del progetto “Mood disorder” di David Horvitz?

Ritagliare l’immagine può eliminare la nostra firma

La firma è di solito posta con una filigrana o watermark, che deve essere abbastanza grande da non poter essere rimossa senza compromettere la foto. Siti di vendita delle foto e di stocking inseriscono la filigrana su tutta la superficie dell’immagine, con un’opacità ridotta, per evitare che l’immagine sia ritagliata eliminando la porzione di superficie coperta dal watermark e utilizzata, ma nonostante questo ho visto dei meme realizzati con immagini che mostravano ancora la firma del sito da cui era stata scaricata l’immagine senza pagarla.

Una fotografia può essere ritagliata per eliminare la nostra firma: cerchiamo di lasciare comunque in ogni scatto un po’ di noi stessi

La speranza è che, se proprio qualcuno decidesse di usare lo stesso l’immagine senza il nostro consenso, il ladro, non riuscendo a eliminare il riferimento all’autore, ci faccia almeno della pubblicità, inserendo quell’immagine sul suo sito, per esempio, sempre che la foto stessa non sia usata per una pubblicità. Dico la speranza, perché i software di ritocco fotografico sono sempre più “intelligenti” e stanno imparando a eliminare le filigrane.

Inserire il watermak in trasparenza su tutta l’immagine evita che sia facilmente eliminabile, ma l’effetto è davvero sgradevole

Ma la sicurezza è una guerra continua tra guardie e ladri e, se gli strumenti dei ladri fanno progressi, le guardie studiano e talvolta trovano delle contromisure, anche se non sempre sono efficaci. Esistono, per esempio, servizi a pagamento che consentono di inserire un marchio invisibile sugli scatti che permette di rintracciarle, quando sono duplicate e pubblicate su altri siti e social media diversi dai nostri. In realtà, tale meccanismo mi lascia un po’ perplesso: a prescindere dalla totale inefficacia per la stampa, cosa accade se il ladro apre l’immagine con GIMP o simili e la esporta? Il marchio probabilmente andrà perso. Sta di fatto che le recensioni di tali siti sono abbastanza negative.

La lotta al furto di diritti d’autore non conosce requie

Altra possibilità “artigianale” è quella di utilizzare motori di ricerca specializzati come Google Images caricando l’immagine che vogliamo verificare e vedendo quante occorrenze saltano fuori sul web, controllandole tutte. Le controindicazioni sono, però, diverse:

  • Dobbiamo controllare tutte le immagini una per una, a meno di non trovare un servizio che permetta di controllarle al posto nostro, sicuramente a pagamento;
  • Nessuno ci garantisce che il servizio sia in grado di rintracciare tutte le occorrenze delle immagini;
  • Per ogni immagine dobbiamo controllare le varie occorrenze: insomma, una mole di lavoro enorme.
Bisogna spulciare bene tra le varie occorrenze delle immagini

In ogni caso, quando troviamo un contenuto che ci appartiene, usato impropriamente, la prima cosa da fare è contattare il proprietario del profilo social o del sito web che lo utilizza e chiedere di rimuovere il contenuto. Se sui social è semplice, sul web potrebbe non essere così immediato. È buona norma inserire su un sito una pagina per i contatti, ma non tutti lo fanno, soprattutto se intendono rubare contenuti in giro per la Rete. In tal caso occorre usare gli strumenti di Whois messi a disposizione dall’infrastruttura di Internet, per risalire all’identità degli amministratori.

Avvaliamoci dei migliori strumenti a disposizione

In alternativa, in Italia, ci si può rivolgere all’AGCOM, l’Autorità Garante delle COMunicazioni, che mette a disposizione un apposito modulo per la segnalazione delle violazioni del copyright, nonché delle linee guida su come comportarsi in caso avessimo subito un furto. Negli Stati Uniti il Digital Millenium Copyright Act ha messo in piedi un sistema di protezione del diritto d’autore. È possibile registrare il proprio sito (a pagamento) e ricevere un badge da inserire sulle nostre pagine, in modo che tale struttura si faccia garante dei nostri contenuti gratuitamente. Se non siamo registrati, possiamo comunque richiedere il loro supporto, ma dovremo pagare per l’intervento.

Possiamo rivolgerci a chi terrà i nostri contenuti d’occhio al posto nostro

Questi sistemi si occupano non solo di richiedere la rimozione dei contenuti non autorizzati, ma, all’occorrenza, anche di richiedere i danni. Valutiamo di volta in volta se ne vale la pena. Se si tratta di grandi organizzazioni che hanno utilizzato le nostre immagini per fini di lucro, forse sì, benché significhi quasi certamente doversi affidare a un avvocato (ce ne sono di specializzati in diritto d’autore digitale), che operi nel paese in cui è stato commesso il presunto illecito.

Per ogni tipo di indagine ci vuole il giusto investigatore

Insomma, con la promozione e la difesa del nostro diritto d’autore, senza considerare le questioni organizzative e contabili, il tempo per dedicarsi alla fotografia vera e propria si assottiglia sempre più. Anche in questo caso ci viene incontro la specializzazione, anche se quella altrui. Esistono oggi agenzie che si prendono in carico tutto il lavoro: noi dobbiamo solo caricare le nostre immagini sul loro portale e si occuperanno (con dei crawler, suppongo) di rintracciare tutti gli utilizzi dell’immagine presente in rete.

Ci sono marchingegni tra i più particolari e disparati per contrastare il furto di copyright, ma non sempre sono i più efficaci

Una volta trovate le varie occorrenze potremo classificarle noi stessi come “autorizzate” e “non autorizzate” e, in base al caso specifico, i loro legali ci consiglieranno se chiedere o meno un risarcimento. Ovviamente, con un costo, che solitamente include una percentuale del risarcimento ottenuto, più un anticipo. Queste agenzie di solito propongono almeno una delle seguenti modalità per l’anticipo:

  • Un abbonamento per un periodo di tempo prefissato (solitamente un anno) in cui è possibile sottoporre loro richieste per un numero illimitato di immagini da controllare;
  • Il pagamento di una piccola quota (sempre minima, rispetto all’anticipo che richiede solitamente un avvocato) per ogni fotografia da controllare;
  • Nessun anticipo, ma percentuali più alte di risarcimento riservate a loro.
La difesa della nostra proprietà intellettuale può avere un costo

Anche in questo caso, però, non sono tutte rose e fiori. Di solito, le immagini su cui accettano di lavorare sono ben poche, quelle su cui sanno di poter ottenere risarcimenti sostanziosi (e, quindi, sostanziose percentuali per loro) e il più delle volte richiedono di dimostrare con una qualche certificazione la proprietà dell’immagine, quindi occorre registrarle presso gli organi competenti: insomma, altro tempo e denaro da investire.

In caso di stampe, l’immagine esce del tutto dal nostro controllo

Forse alla fin fine la filigrana, una qualche grossolana ricerca personale e un buon numero di email ai ladri di copyright sono ancora il giusto compromesso tra investimento e risultato, riservandoci di ricorrere ad agenzie legali solo per i casi più estremi.

Iniziamo la caccia ai nostri contenuti sul web

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