A corredo di una serie fotografica può essere utile aggiungere del testo, inteso come semplici didascalie o qualcosa di più complesso. Insomma, tutto ciò che per Roland Barthes ricade nell’ambito dell’ancoraggio, come abbiamo visto analizzando la semiotica visiva. Niente di tanto complicato, comunque, come stiamo per vedere.

Se le nostre immagini sono accompagnate da un titolo, allora sono già associate a un testo: sta a noi decidere se vogliamo renderlo visibile nel mezzo con cui divulghiamo la serie stessa. Se vogliamo un livello di dettaglio appena superiore, possiamo scegliere di usare una vera e propria didascalia. Tale testo può aiutare a chiarire ciò che non è ben espresso nell’immagine, la tecnica utilizzata per realizzarla, la circostanza in cui è stata scattata o come e perché è stata inserita nella serie.

Ad accompagnare la serie intera, non i singoli scatti, potremmo aggiungere la biografia dell’autore, magari aggiungendo un suo ritratto, oppure dei personaggi ritratti. Non è da escludere, soprattutto nelle serie più “evocative”, un testo letterario, magari dei versi poetici in qualche modo affini alle immagini stesse.

trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera (Salvatore Quasimodo)
Tornando alla didascalia, essa può essere prevista per ogni tipologia di serie, ma diventa imprescindibile nelle serie documentaristiche: se non altro, occorre precisare quando e dove le immagini sono state scattate, per contestualizzare la narrazione. E anche nelle narrazioni afferenti alla fiction può essere utile dare un contesto, chiarire alcuni aspetti, anche se inventati (ma alla luce del Sole). Le serie che meno hanno bisogno di didascalie sono probabilmente quelle grafiche, ma nessuno vieta di aggiungerle.

Se la serie è composta di fotografie di carattere misto (narrativo e grafico) o se comunque pensiamo che alcune immagini necessitino di una didascalia e altre no, sarebbe comunque meglio aggiungerla in tutte, per dare coerenza alla serie, oppure aggiungerne con un ritmo ben definito (per esempio, una didascalia ogni tre foto).

La didascalia può anche essere usata per gestire la transizione tra le immagini o tra le sottoserie e integrare la narrazione, ma non sostituirle interamente, altrimenti ciò che avremo realizzato sarà un articolo di giornale o un romanzo illustrato, non più una serie fotografica. Un testo troppo prolisso, inoltre può portare a una stucchevole ridondanza, senza contare che se le due forme narrative (visuale e testuale) non sono ben coerenti tra di loro, potrebbe confondere gli spettatori.

Infine non dimentichiamo che anche il testo ha una sua valenza grafica. Solo un viso attira di più l’attenzione in un’immagine. Quindi evitiamo testi dalla grafica troppo invasiva (troppo grande o con caratteri troppo marcati), purché ben leggibile. E non dimentichiamoci che una didascalia o anche solo un titolo sbagliato può alterare completamente il senso della fotografia, quanto meno all’interno della serie.
Alessandra fa la ruota 1 Alessandra fa la ruota 2
2 pensieri riguardo “Aggiungere del testo a una serie”