Ci sono fotografi di ritratti che scattano sempre la stessa immagine a tutti i loro soggetti. Pratica, a mio avviso, discutibile, ma, se funziona… In realtà ogni soggetto ha le sue peculiarità e il fotografo dovrebbe tenerne conto, così come dovrebbe tenere conto delle finalità dello scatto, che a loro volta ne influenzeranno la realizzazione. Ciò non significa che non si possa realizzare una serie di ritratti, ovviamente.

Diciamo che molto dipende dalle nostre corde e da ciò che ci prefiggiamo. Non è inusuale decidere di andare in giro per il mondo (anche limitatamente ai dintorni di casa nostra) e scattare ritratti delle persone interessanti che ci troviamo davanti: si chiama street photography e, a patto di avere il consenso dei nostri modelli, è una pratica lecita che ben conosciamo.

Il rischio è quello di annoiarsi, per una mancanza di soggetti interessanti o di uno scopo ben preciso che ci dia lo stimolo della “caccia”. Per fare un esempio, qualche hanno fa mi dilettavo di modellismo, modellini con motore a scoppio, per la precisione. Mi divertivo a montarli, manutenerli, modificarli, ma mi stancavo facilmente di guidarli. Quando alla fine costruii un piccolo tracciato nel mio giardino e mi impegnai a seguirlo, invece di girare a caso, cominciai ad apprezzare anche la guida. Penso che con la fotografia, senza un progetto specifico, il rischio sia più o meno lo stesso.

Una commissione potrebbe essere un progetto da seguire. In base a quanto definiti siano i requisiti, avremo un certo grado di libertà di interpretazione e di manovra creativa. Insomma, anche quando si scattano foto a un matrimonio, in fin dei conti l’incarico è sempre lo stesso: fissare in modo indelebile la cerimonia, i festeggiamenti e tutti i momenti migliori dell’evento. E, per quanto il nostro stile influenzerà in modo simile i vari servizi, ogni diversa location, ogni diversa coppia di sposi, ci permetterà di adattarci per rendere al meglio e, magari, sperimentare.

Pensando all’ambizioso progetto di August Sander di classificare l’intero genere umano, noi potremmo limitarci a imbastire una serie, per esempio, sui mestieri e le professioni, argomento di cui abbiamo in realtà già parlato. La difficoltà, in alcuni casi, potrebbe essere quella di ottenere il permesso di scattare: dubito che sarà facile fotografare un chirurgo in sala operatoria, per esempio.

Molto più facile potrebbe essere dedicarsi agli hobby delle persone. Per esperienza personale, mi sento di affermare che la maggior parte degli essere umani adora parlare di ciò che gli piace (altrimenti chi me lo farebbe fare a gestire questo sito senza ricavare neanche un centesimo?), dunque sarà ben felice di spiegarci e lasciare che fotografiamo la sua attività. Pensiamo come sarebbe contento un modellista di mostrare al mondo la sua abilità nel realizzare navi in legno, per esempio.

Poi, anche se può sembrare banale e scontato, non trascuriamo una bella serie sui bambini. Di per sé, può essere anche questa una serie generica, che ci farà perdere di vista l’obiettivo e diminuire l’entusiasmo, però potremmo restringere il campo, aumentare i vincoli, per dare più mordente al lavoro. Un paio di suggerimenti, potrebbero essere: dedicarsi al rapporto padri/figli oppure realizzare un bel servizio sui bambini che giocano.

Potremmo infine dedicarci a persone con una determinata caratteristica che ci intriga. Conosco un fotografo che ha dedicato anni a una serie sulle persone con i capelli rossi, per esempio. Un’altra serie carina potrebbe essere incentrata su soggetti con occhi verdi, ritratti in bianco e nero, in modo da ottenere il cosiddetto “effetto acqua”. Forse di più semplice realizzazione, infine, può essere una serie che comprenda solo soggetti che indossano uno specifico accessorio, come degli occhiali o un cappello.

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