Quando si decide di scattare una fotografia, occorre stabilire la quantità di luce che vogliamo includere nella nostra immagine, cioè scegliere l’esposizione (cfr. “Un altro manuale di fotografia“, parte II: “Gestione della luce”), e impostare la macchina fotografica in base a tale scelta, tenendo conto anche della composizione richiesta e del colore della luce.
Solitamente il fotografo cerca l’esposizione corretta, cioè quella che, più fedelmente possibile alla reale luce presente sulla scena, renderà visibile nell’immagine finale tutti i dettagli nell’inquadratura scelta. Infatti, se un elemento sarà sotto-esposto o sovraesposto oltre la gamma dinamica della macchina fotografica, esso non sarà visibile, perché registrato rispettivamente come nero o bianco assoluto (fenomeno detto “clipping”).

Ciononostante alle volte le fotografie presentano un’esposizione diversa da quella corretta, il che non è necessariamente un errore. In alcuni scatti, per esigenze compositive, si può decidere di sovraesporre o sottoesporre una foto, per ottenere un effetto di grande luminosità o un’atmosfera cupa e drammatica.
In particolare le foto in chiave alta sono molto utilizzate nella fotografia di moda, per esempio nei controluce glamour, ma anche nelle comuni fotografie in stile “beauty”, in quanto le alte luci nascondono le ombre e rendono meno evidente il trucco, che diviene tuttavia necessario, se non si vuole correre il rischio di appiattire e togliere tridimensionalità al viso del soggetto.

Francamente non amo molto le fotografie in chiave alta, sopratutto nei ritratti in cui è presente un elevato contrasto: è facile in scatti del genere scambiare una deliberata scelta artistica per un grossolano errore.
Preferisco di gran lunga dilettarmi con la fotografia in low key, innanzitutto perché conferisce alle immagini un aspetto drammatico, con cui posso “giocare” un po’ di più, senza contare che le ombre, se usate in modo adeguato, aiutano a snellire i soggetti.

Dal punto di vista tecnico, per ottenere il nero assoluto bisogna assicurarsi che la parte di immagine interessata sia sottoesposta di almeno due stop, così come per ottenere un bianco che più bianco non si può è necessaria una sovraesposizione di almeno due stop… e non più di tre, se abbiamo intenzione di stampare la foto!
Infatti, quando una stampante rileva una parte di immagine sovraesposta di almeno tre stop, la considera “bruciata”: non è possibile ricavare alcuna informazione sui pixel che la compongono e, quindi, semplicemente non getta alcun inchiostro in fase di stampa. Ciò rende determinate (e difficilmente controllabile) la scelta della carta utilizzata per la stampa, perché sarà il suo colore e non quello della vostra foto, che sarà visibile a chi osserva la foto.

13 pensieri riguardo “High key vs Low key”