La fotografia è in buona parte (anche se per fortuna non solo) tecnica e la tecnica è in fin dei conti qualcosa di semplice: regole e prassi da imparare. Può sembrare noioso e un po’ lo è, ma un bravo fotografo usa questa tecnica come un’intelaiatura, una base, su cui costruisce i suoi scatti. Vediamo, per esempio, un semplice flusso di lavoro, uno schema di partenza per la realizzazione di fotografie digitali.

Innanzitutto occorre decidere se vogliamo scattare in formato RAW o in uno compresso, come JPEG e TIFF. In questo secondo caso è fondamentale scegliere fin dall’inizio lo spazio colore per le nostre immagini. Il classico sRGB va benissimo per se vogliamo usare le immagini solo in digitale, mentre, se vogliamo stamparle, è consigliabile impostare uno spazio più ampio come AdobeRGB.

Altra scelta fondamentale è quella del bilanciamento del bianco. Trascurabile, durante la fase di scatto, se si salvano le immagini in formato RAW, diventa imprescindibile con formati compressi, perché con questi ultimi non potrà essere modificato in seguito. Ricordate che un buon bilanciamento del bianco tiene in considerazione l’esposizione, con cui si influenza vicendevolmente.

Componete l’immagine e scattate a vostro piacimento, dopodiché salvate il lavoro su un dispositivo adeguato, che sia la memoria del vostro computer, un harddisk esterno o un sistema cloud. Se usate un sistema di classificazione delle immagini (lo usate, vero?), aggiungete dei tag e delle informazioni utili alla ricerca e all’identificazione del copyright. E poi, duplicate tutto su un altro dispositivo. Nessun sistema di archiviazione è abbastanza sicuro da non necessitare di un backup.
Ora che le vostre immagini sono al sicuro, potete cominciare a lavorarci su. Molti fotografi preferiscono classificarle assegnando loro dei punteggi, solitamente da una a cinque stelle, per individuare subito, in fase di ricerca, le immagini migliori su cui lavorare. Potreste anche catalogare con altri sistemi, per esempio dei colori, le immagini per tipologia (ritratti, nature morte, paesaggi, ecc).
Ora potete scegliere le immagini su cui volete lavorare per il vostro risultato finale. Se avete scattato in formato RAW, il primo passo è quello di convertire gli scatti in un formato più gestibile, come i succitati JPEG e TIFF. Tanto per cominciare, è abbastanza probabile che almeno alcune delle immagini debbano essere raddrizzate e ritagliate (in gergo talvolta si dice “rifilate”), cosa che finirete col dover fare con qualsiasi tipo di immagine. Dopodiché scegliete il bilanciamento del bianco corretto e correggete l’esposizione con lo strumento che ritenete più adatto (livelli, curve o semplicemente un piccolo ritocco a luminosità e contrasto). Valutate la possibilità di agire sulla saturazione, aumentandola o diminuendola, anche fino alla scala di grigi.
Se necessario, rimuovete le macchie, migliorate la nitidezza, ammorbidite il rumore, correggete le distorsioni causate delle lenti, ingrandite l’immagine e miglioratene le luci, aggiungendo, per esempio, dei riempimenti. Molte di queste operazioni, lo ripeto, sono utili anche per le immagini in formati diversi dal RAW, tuttavia il formato grezzo vi renderà molto più semplice il compito.

Fatti i dovuti aggiustamenti, operate la vera e propria conversione, in formato TIFF a 8 o 16 bit o in formato JPEG a 8 bit (l’unica opzione disponibile), tenendo presente lo spazio colore desiderato. A questo punto le immagini potrebbero già essere condivise e stampate, ma potreste decidere di inviarle a un software di fotoritocco come Photoshop o The GIMP, per continuare a migliorare nitidezza e colori, ma anche per un ritocco pelle o una correzione prospettica.

A questo punto salvate i file in un formato adeguato, preferibilmente in formato TIFF per la stampa e JPEG per un uso digitale. Ancora una volta, comunque, è importante che archiviate le immagini con un sistema di catalogazione efficace, prima di duplicare tutto su un altro dispositivo.
una domanda, se uso lo spazio colore adobe rgb in fase di scatto cambia qualcosa nel risultato finale? Di solito ho sempre usato il formato standard sRGB.
Sempre interessanti i tuoi articoli. 😉
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Grazie.
Ciò che accade quando usi uno spazio colore più ampio in fase di scatto di quello che hai impostato sul computer è che il computer converte le tonalità in più in quelle più simili che ha a disposizione, quindi, di fatto, se scatti impostando AdobeRGB, ma sul computer hai sRGB, ciò che vedi sul computer è l’immagine come se l’avessi scattata in sRGB. Il vantaggio è che, se la porti a uno stampatore attrezzato, avrai la stampa in AdobeRGB, lo svantaggio è che il file “pesa” un pochino di più.
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grazie della risposta, ne terrò conto nel caso vorrò farmi qualche stampa da appendere in casa 😉
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Non c’è di che
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