Ogni tanto si legge di qualche articolo in cui si consiglia ai fotografi digitali di stampare le loro fotografie, perché i file potrebbero presto diventare corrotti o obsoleti. È altrettanto vero, però, che le stesse pellicole possono essere smarrite o deteriorarsi, pertanto, potrebbe essere utile digitalizzare i negativi, così da averne una copia digitale di backup e offrire al fotografo le possibilità di un più facile ritocco.

Esistono scanner a tavola piana (i più comuni presenti nelle case e negli uffici) che hanno una funzione per la scansione di supporti trasparenti, come lucidi e negativi fotografici. Tali scanner hanno solitamente una luce apposita nella parte superiore del piano che si attiva a tal proposito.
Questi dispositivi sono economici e di larga diffusione, perché utilizzabili anche per funzioni più comuni. Sono semplici da utilizzare, magari con l’aiuto di un software apposito, ma alle volte non consentono un perfetto allineamento della pellicola, il che può comportare una messa a fuoco non ottimale.
Negli studi fotografici e nelle scuole di fotografia è possibile trovare dispositivi più adatti allo scopo, ma spesso decisamente costosi e fuori dalla portata del singolo fotoamatore. Non hanno la versatilità dei dispositivi a tavola piana, ma sono comunque di utilizzo abbastanza semplice. Essendo dispositivi dedicati, inoltre, sono ottimizzati per lo specifico trattamento delle pellicole e, il più delle volte, dispongono di una lente dedicata che elimina il problema della messa a fuoco di pellicole non perfettamente allineate.

Dispositivi meno costosi consentono la scansione di formati di pellicola più comune, come il 35mm, mentre, per poter gestire formati più grandi, occorre una spesa decisamente maggiore. Tuttavia, potete sempre considerare la possibilità di investire in uno scanner meno versatile, ma comunque di buona fattura, in caso dobbiate digitalizzare diverse pellicole, oppure di rivolgervi a uno studio fotografico o stamperia attrezzata che dietro compenso effettuerà la digitalizzazione per voi.
Nelle stamperie e negli studi fotografici più grandi, soprattutto in quelli specializzati nella stampa fine art, potrete trovare uno scanner a tamburo, la scelta senza dubbio di qualità migliore per simili operazioni. Sono dispositivi estremamente ingombranti, costosi e complessi. Per utilizzarli occorre una competenza specifica, perché le pellicole devono essere trattate con delle sostanze specifiche prima di essere inserite in un tubo trasparente detto tamburo, che dà il nome alla tipologia di scanner.

Tale meccanismo garantisce il massimo allineamento della pellicola, quindi una nitidezza e una messa a fuoco perfette. Inoltre questi dispositivi non utilizzano normali sensori CCD, come gli altri scanner e molte macchine fotografiche digitali, ma fotomoltiplicatori, dispositivi estremamente sensibili, che consentono un livello di dettaglio nella variazione di tonalità incomparabile, secondo molti, a qualsiasi altra tecnologia digitale. Per questo, benché si tratti di un sistema complesso e costoso, alcuni fotografi preferiscono seguire un tale workflow digitale, invece di quello standard che prevede di scattare direttamente con una fotocamera digitale.

io le foto del passato le tengo nelle scatole dei ricordi, ormai ne ho tante attuali che non so neanche da dove iniziare a guardarle.
Sempre interessantissimo il tuo blog, ho fatto bene a seguirti… 😉
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Grazie
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