Abbiamo visto come pianificare uno scatto architettonico, come porci le domande giuste, per farlo. Sento, però, il bisogno di approfondire un aspetto della pianificazione che più di tutti incide sugli altri, la scelta del momento adatto per scattare, che influenzerà e sarà influenzato inevitabilmente dalla luce sulla scena. Sappiamo infatti che tanto in interni, quanto in esterna (link 1, link 2) abbiamo ben poche possibilità di influire sull’illuminazione sul soggetto, ma la staticità di questo ultimo ci dà tempo per riflettere e scegliere in modo adeguato.

Innanzitutto, dobbiamo aspettare che tutti gli elementi che vogliamo riprendere e che non siano immobili (persone, automobili, ecc.) siano al loro posto, fosse anche fuori dalla scena. Non escludete a priori la possibilità di scattare più immagini, ciascuna con solo alcuni elementi nella giusta posizione e poi ricomporre l’immagine finale in post-produzione, a patto di avere un’illuminazione e delle inquadrature coerenti nei vari scatti.

Poi, oltre ad aver scelto l’ora in cui la luce cade sul soggetto principale come vogliamo, dobbiamo anche valutare attentamente le condizioni meteo. In una giornata di pieno Sole, non dovremmo avere molti problemi, ma, se ci sono nuvole, anche passeggere, potremmo trovarci con il soggetto troppo in ombra, per ottenere la foto che volevamo. In una giornata nuvolosa e ventosa, l’illuminazione sulla scena può variare drasticamente nell’arco di pochi secondi, motivo per cui, ancora una volta, vi consiglio di posizionare la fotocamera su un treppiedi e attendere il momento giusto per premere il tasto di scatto.

L’importante è stare all’erta e non distrarsi, perché il momento ideale può arrivare da un momento all’altro, durare pochissimo e non tornare più. Per questo è fondamentale, come spesso accade nella fotografia e in altri campi, l’esperienza sul campo. Occorre fare l’occhio alle varie condizioni atmosferiche e alle relative difficoltà e opportunità. Se poi siete anche dotati di un buon istinto, tanto meglio per voi!

Valutate dunque la luce, i suoi riflessi e le ombre. Ogni edificio crea due tipi di ombre, un’ombra portata, cioè l’ombra che esso proietta su ciò che gli sta vicino e un’ombra propria, che è l’ombra che si generà sulla superficie stessa dell’edificio che non è direttamente esposta al Sole, quindi è illuminata solo di luce riflessa da ciò che la circonda. L’ombra portata del nostro soggetto, probabilmente, non rappresenterà un gran problema, a meno che non copra un elemento di contorno che vogliamo includere nell’inquadratura.

Diversamente le ombre portate da ciò che circonda il nostro soggetto possono essere un gran bel problema, interrompendo in maniera brusca e sgradevole la nostra composizione, ma anche un gradevole elemento aggiuntivo che dà carattere e tridimensionalità alla scena generale, soprattutto se si tratta di piccole ombre create dal soggetto su se stesso con sporgenze e rientranze. Ombre che saranno molto meno marcate nella parte dell’edificio interessata dall’ombra propria, quindi con un contrasto meno marcato, ma una resa più piatta e sbiadita.

Ciò che vi sconsiglio vivamente di includere nelle immagini è la vostra stessa ombra, che può invadere la scena quando vi trovate col Sole alle spalle, molto basso sull’orizzonte. Nel caso, l’unica possibilità è cambiare inquadratura, magari sperando che la vostra ombra sia nascosta da quella di un altro edificio circostante.

Lo stesso discorso vale per i riflessi: possono essere dei gradevoli elementi compositivi o dei fastidiosi orpelli di cui vorremmo liberarci. Gli edifici in pietra, non mostrano riflessi, se non nelle finestre, mentre quelli in vetro spesso ne offrono talmente tanti che, inquadrandone un dettaglio, finiamo per ottenere uno scatto in cui sono più in evidenza gli edifici circostanti di quelli ritratti. Valutate questa opportunità.

interessanti sia gli scatti che le osservazioni riguardanti le tecniche di scatto, che condivido appieno…
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