Prospettive architettoniche – Parte 1

Quando scattiamo una fotografia, di fatto, rappresentiamo su un piano bidimensionale una realtà tridimensionale. Per certi versi, operiamo una conversione tra spazi con dimensioni diverse. Tale rappresentazione è basata sui principi della prospettiva, che un buon fotografo deve conoscere, soprattutto se intende dedicarsi alla fotografia di architettura.

Nella fotografia ciò che determina la prospettiva è la posizione della macchina fotografica rispetto al soggetto, cioè il punto di ripresa. Possiamo modificare l’aspetto finale della prospettiva scegliendo ottiche con lunghezza focale diversa, per esempio, un grandangolo determinerà effetti spaziali diversi da un teleobiettivo, ma non altererà la reale prospettiva dell’immagine.

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Il teleobiettivo appiattisce l’immagine, ma con una grande profondità di campo il problema è secondario

La regola di base è quella della proiezione centrale o proiezione con punto di fuga, la stessa su cui si basa la vista umana. Se, per esempio, posizioniamo la nostra macchina fotografica in modo che il piano di fuoco sia perfettamente parallelo alla facciata del soggetto, tutte le linee parallele convergeranno verso un solo punto di fuga, posto al centro dell’immagine. Se, poi, la macchina fotografica è sufficientemente vicina al soggetto, queste linee sembreranno perfettamente parallele anche nell’immagine scattata. Sfortunatamente, tale inquadratura spesso non consente di ottenere risultati accattivanti. Lo scatto potrebbe sembrare troppo piatto, l’edificio privo di profondità e di dettagli.

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Un’inquadratura frontale con la superficie parallela al piano di fuoco crea un solo punto di fuga

Possiamo allora optare per un’inquadratura diversa, ponendo la macchina con il piano di fuoco parallelo non a una facciata dell’edificio, ma a uno degli spigoli. Ciò determina una prospettiva con due punti di fuga. In questo modo, le linee verticali continueranno ad apparire parallele, mentre le orizzontali convergeranno verso due diversi punti di fuga, ai due lati dell’immagine. Inquadrature di questo tipo danno maggiore vivacità allo scatto e rendono meglio la tridimensionalità dell’edificio, ma a scapito della resa dei dettagli.

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Inquadrando da uno spigolo, i punti di fuga diventano due

Nel caso in cui vogliamo raffigurare l’intero edificio, ma, lasciando l’inquadratura puntata verso l’orizzonte, non fosse possibile, possiamo, infine, puntare l’obiettivo verso l’alto o verso il basso. In questo modo, otteniamo delle prospettive con tre punti di fuga e anche le linee verticali sembrano convergere verso il nuovo punto introdotto, al di sopra o al di sotto dell’orizzonte.

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Alzando l’inquadratura, anche le linee verticali convergono verso un punto di fuga

Bisogna, però, dire che la convergenza delle linee verticali non è sempre un effetto voluto. Anzi, se è tollerabile nelle foto più artistiche, non è ammissibile nelle foto di tipo documentario, in cui si intende rappresentare la struttura e i suoi dettagli il più fedelmente possibile a come ci appaiono nella realtà. Per questo occorre posizionare la fotocamera al meglio, anche perché un piccolo errore potrebbe portare a lievi convergenze, troppo tenui per essere percepite come un effetto voluto.

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Una lieve inclinazione verso il basso dell’inquadratura ha causato una fastidiosa convergenza, per esempio, sul tubo della grondaia

Intanto valutate bene la distanza. La regola aurea della fotografia di architettura dice che la distanza ideale è compresa tra una e tre volte l’altezza dell’edificio. Detto questo, facciamo alcune considerazioni. Scattare da grande distanza tende ad appiattire l’immagine, inoltre, se ci sono elementi di disturbo intorno all’edificio, sarà più difficile escluderli, posizionandosi molto lontano dal soggetto, basti pensare alla folla sul marciapiede antistante la struttura.

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Inquadrando da lontano, non mi è stato possibile escludere persone, segnaletica, lampioni e macchine, inoltre, la grande distorsione dovuta al grandangolo rende improponibile una correzione in post-produzione

D’altro canto, scattare da breve distanza contribuisce a esasperare la distorsione delle linee, facendole convergere ulteriormente verso i punti di fuga. In alcuni casi, non avrete molta possibilità di scegliere: soprattutto in città, difficilmente avrete molto spazio senza ostacoli per fotografare un edificio da lontano. In quel caso, la distorsione non potrà essere corretta facilmente in post-produzione (il che comporta una perdita di definizione, quindi, se possibile, evitatelo comunque).

9 pensieri riguardo “Prospettive architettoniche – Parte 1

  1. purtroppo in città ci troviamo quasi sempre a fotografare edifici da vicino, con tutte le conseguenze che hai esposto. Ci sono gli obiettivi decentrabili, ma visto il costo per chi va solo a visitare una città non convengono molto.
    Sempre utili i tuoi articoli…

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