Prospettive architettoniche – Parte 2

Riprendiamo l’analisi, tutt’altro che banale, della prospettiva e dei punti di ripresa nella fotografia architettonica, dopo il primo articolo sull’argomento. Un bravo fotografo, infatti, deve saper valutare correttamente la distanza dal soggetto e compensare con l’uso dell’ottica più adeguata eventuali vincoli presenti al posizionamento della fotocamera.

Anche nel caso in cui non ci siano vincoli del genere occorre comunque valutare quale sia il punto di ripresa migliore tra quelli disponibili: alle volte, fare un passo in avanti (o in dietro) e scegliere una focale più corta (o più lunga) consentono di accentuare un pregio o nascondere un difetto dell’edificio che stiamo fotografando.

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Un’inquadratura pulita non era possibile, così ho sfruttato l’arco per una composizione più ricercata

Anche in base all’ora del giorno, lo stesso edificio può apparire luminoso e splendente od oscuro e tenebroso, elegante e longilineo o tozzo e deforme, accogliente e arioso o chiuso e claustrofobico. Sta al fotografo scegliere l’inquadratura migliore per ottenere l’effetto desiderato.

Da valutare bene è anche la relazione col contesto. Il punto di ripresa migliore potrebbe essere occluso da un altro edificio o da un albero, senza contare che la presenza di tali elementi, anche se non così ingombranti da impedire lo scatto, potrebbe non essere in linea con l’effetto che vogliamo ottenere o comunque costringerci a modificare la composizione e dare al soggetto un peso visivo minore di quello che volevamo.

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Un’inquadratura leggermente decentrata mi ha permesso di lasciare la porta ben visibile

Va comunque detto che, se da un lato è di sicuro più semplice concentrarsi su un edificio isolato, la presenza di elementi di disturbo potrebbe costringerci a esplorare meglio i dintorni e trovare soluzioni anche migliori di quelle che avevamo preventivato.

Per esempio, potremmo scoprire una simmetria che ci era sfuggita. Molti edifici sono in qualche modo simmetrici, ma ciò non vuol dire che la foto che stiamo per scattare debba esserlo. Basta posizionarsi fuori dall’asse di simmetria e il gioco è fatto. D’altra parte, anche un edificio non simmetrico può essere incluso in uno scatto simmetrico, per esempio giustapponendolo a uno quantomeno simile nelle vicinanze.

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Un edificio simmetrico fotografato dal suo asse di simmetria

La fotografia simmetrica è molto apprezzata, soprattutto nei complessi monumentali, per l’effetto un po’ artefatto che conferisce allo scatto. L’importante è posizione bene la fotocamera ed escludere fattori che possono accentuare l’asimmetria (o renderli ininfluenti dando loro pochissimo peso nell’immagine). Particolarmente intrigante l’uso della simmetria nelle fotografie di giardini, corridoi e portici, in cui l’effetto può essere accentuato dal senso di profondità.

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Altrimenti possiamo decidere di stravolgere la simmetria con un “angolo olandese

Tutto ciò, a patto di non scattare da distanze eccessive e con obiettivi dalla focale molto lunga, due condizioni che tendono ad appiattire lo scatto e togliere profondità all’immagine. Se vogliamo che i nostri soggetti si staglino bene dallo sfondo dobbiamo, invece, avvicinarci e magari usare un grandangolo, sacrificando un po’ le linee parallele sulla scena. Ovviamente, per una resa prospettica il più vicino possibile all’occhio umano, è preferibile utilizzare un obiettivo normale, con lunghezza focale tra i 40mm e i 50mm.

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