Nella società di oggi le immagini hanno una notevole importanza. Tale importanza spesso è data dal loro significato, perché un’immagine è come un messaggio, con la sua sintassi e la sua semantica. Le fotografie, ovviamente, non sfuggono a questa regola e, per essere sicuri di mandare il messaggio giusto, dobbiamo sapere cosa vogliamo esprimere e a chi, nonché quale sia il modo migliore per farlo.

Naturalmente occorre partire dalla tecnica. Alle volte basta cambiare un colore, spostare un po’ l’inquadratura o ingrandire un dettaglio, per stravolgere il senso di un’immagine. Basti pensare alla differenza che ha un’immagine in bianco e nero e una a colori, oppure alle tante sfumature che si possono applicare della regola dei terzi (foss’anche per la foto di un semplice gatto).

Certo, la composizione ha anche un suo lato artistico e non è detto che ogniqualvolta decidiate di aprire l’otturatore sia per comporre un’immagine che trasmetta una realtà filosofica universale: anche un semplice “guardate quanto era bello questo tramonto” è un messaggio degno di essere registrato e le regole di composizione possono aiutarci a esprimerlo al meglio.

Diciamo che la composizione è quella parte del linguaggio fotografico che ricade nell’ambito del significante, ovvero di ciò che è utilizzato per trasmettere un significato, di accompagnarlo, di dargli peso. Pensate, per esempio, a un’allitterazione (figura retorica del significante):
“… dorme quello spirto guerrier ch’entro mi rugge“
scriveva Ugo Foscolo e quella sequenza di erre dà enfasi al ruggito nel suo animo.
Esitono tuttavia dei fattori esterni al nostro processo fotografico che possono modificare il significato delle nostre fotografie. Fattori culturali, perlopiù. Possiamo controllare relativamente tali fattori (per esempio, possiamo decidere di escluderli, in alcuni casi), ma non sempre: talvolta capita che dobbiamo tenerceli così come sono.

Uno dei fattori più influenti nella fotografia è la notorietà. Se un ambiente, un oggetto o qualsiasi altra caratteristica è ben nota per un determinato aspetto, quell’aspetto modificherà il significato della vostra fotografia, arrivando anche a soverchiare quello del contesto in cui si trova. Consideriamo per esempio la seguente fotografia:

Ho scattato questa foto a Rocca Calascio, in Abruzzo e, vedendola sul mio sito, nessuno dubiterebbe del fatto che sia stata scattata in Italia. Ora immaginate la stessa fotografia con un paio di elementi in più: un uomo vestito da nativo americano appostato sulla roccia che osserva un cowboy che cavalca in lontananza e ci troveremo catapultati in Arizona. E infatti a Rocca Calascio sono stati girati alcuni film western, come “Lo chiamavano Trinità“.

Un significato può variare e anche molto a distanza di tempo. Pensate solo all’evoluzione nel mondo occidentale del rapporto con la nudità, considerata la norma nell’arte e comunque ampiamente tollerata in altri contesti in epoca classica, poi demonizzata con l’arrivo della morale cristiana e poi sempre più presente in epoca contemporanea. Come esempio possiamo considerare la famosa foto che Nadar scattò a Sarah Bernhardt, coperta da un pesante drappo che lasciava scoperta la spalla. Alla sua epoca, era considerata una foto erotica, per alcuni addirittura scandalosa: cosa avrebbero pensato di una qualunque foto di Helmut Newton?

Anche il contesto influisce fortemente sul significato di un certo elemento. Per chiarire meglio questo concetto, pensiamo ad alcuni colori, per esempio il verde. Il colore verde nell’immaginario collettivo è associato alla natura, alla (ri)nascita, quindi alla speranza. Però, se lo utilizziamo in ambito ospedaliero o industriale, rappresenta la malattia (una persona con un colorito verdognolo non dà l’idea di essere molto in salute) o la tossicità (avete fatto caso che nei film sostanze velenose e tossiche sono quasi sempre verdi?). Insomma, non esiste solo il verde speranza, ma anche il verde veleno.

E restando in tema di veleno, possiamo usare le mele come esempio del prossimo caso, la variazione di significato per accostamento. Accostare un elemento a un altro, può infatti cambiare totalmente il suo significato. Pensiamo, perlappunto, alle mele: una mela al giorno leva il medico di torno, siamo soliti dire. Beh, ora immaginate quella stessa mela, in mano a una vecchina, vestita di nero, che la porge a Biancaneve: vi sembra ancora così salutare?

Anche un gesto o un’espressione possono cambiare il significato della vostra fotografia: quasi tutte le mie amiche mi dedicano spesso gestacci e minacce, ma il fatto che lo facciano sorridendo o guardandomi come se fossi uno scemo, ma in modo affettuoso, mi fa sperare ogni volta che non stiano per uccidermi.

Ultimo, ma non meno importante, espediente per modificare il senso di un’immagine è una didascalia o una scritta. Proprio per questo, fate attenzione, quando scattate una foto, a eventuali scritte sullo sfondo, magari su graffiti, manifesti o insegne. E, se mi è concesso scomodare un altro grande artista, vorrei proporre come esempio il celeberrimo quadro di René Magritte “La Trahison des images“.

sempre molto interessanti le tue riflessioni, in fatto di paesaggio ti do ragione riguardo l’immaginare altri luoghi, sono stato a Rocca Calascio anch’io qualche anno fa e questa riflessione al tempo la feci anch’io. Anche a Campo Imperatore, nel vastissimo altopiano c’è un piccolo canyon dove hanno girato film western, io ci sono stato e la sensazione era proprio quella di trovarmi in America.
A volte per viaggiare basta anche solo la nostra mente😉
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