La fotografia, tra le arti, è forse quella più strettamente legata alla memoria, se non nei fatti, quantomeno nell’immaginario collettivo. Vero o no, c’è un altro tipo di memoria che ha un’importanza fondamentale in fotografia, quella della nostra fotocamera digitale.

Quasi tutte le fotocamere digitali moderne utilizzano due tipi di schede di memoria, le Compact Flash (CF) o le Secure Digital (SD). Alcune macchine più evolute permettono di utilizzare entrambe, mentre altre hanno una piccola memoria interna, ma solitamente è a una di queste due che dovrete affidarvi.
Ultimamente sono sempre più diffuse le schede SD, magari nelle varianti mini-SD e micro-SD, di dimensioni sempre più ridotte, quindi più facili da smarrire, ma preferite da molti produttori, perché consentono di creare dispositivi sempre più piccoli (immaginate di inserire una scheda CF in uno smartphone).

Quale che sia il formato, le schede oggi hanno raggiunto capacità formidabili, financo 512 GB di memoria, condensati in pochi millimetri di spazio fisico. Tuttavia state ben attenti a non farvi sedure dall’alta capacità, per due motivi principali:
- Alcune macchine meno recenti non sono in grado di supportare memorie di recente fabbricazione, che sfruttano versioni aggiornate della tecnologia con cui sono costruite;
- Avere una scheda di grande capacità induce a usare sempre la stessa memoria, con la possibilità, in caso di danneggiamento o errore, di perdere tutto il lavoro, mentre piccole unità di memoria, da alternare, migliorano la sicurezza dei dati;
Senza considerare che il prezzo, seppur sempre più accessibile, è abbastanza alto per le schede di maggiore capacità.

Se proprio volete spendere qualche soldo in più per le vostre schede di memoria, puntate piuttosto sulla velocità. Quando scattate delle foto, queste devono essere scritte sulla scheda: scattando una sola foto o comunque lasciando passare qualche secondo tra uno scatto e l’altro, una qualsiasi scheda di memoria riuscirà a gestire il flusso di dati in scrittura. Se, però, decidete di scattare in rapida successione, per esempio impostando lo scatto continuo a un evento sportivo, allora una scheda con una velocità di scrittura bassa potrà andare in sofferenza e farvi perdere degli scatti.

Altro aspetto da non sottovalutare riguarda la fotocamera stessa, che ha una memoria interna detta buffer (o tampone), che serve da area di immagazzinamento (o storage) temporaneo: quando scattate una foto, essa è immediatamente riversata nel buffer e da questo poi trasferita sulla scheda di memoria. Il buffer di solito è abbastanza grande da contenere almeno cinque o sei scatti, ma, va da sé che un buffer di maggiore capacità vi permetterà di utilizzare schede di memoria più lente, permettendo di accumularne un numero di maggiore da scrivere con maggiore tranquillità sulla memoria esterna.

Se scattate a raffica, potreste arrivare a saturare il buffer della vostra fotocamera: in tal caso, essa vi segnalerà il problema e vi impedirà di scattare nuove foto, finché non si libererà spazio sufficiente per immagazzinare altre immagini (blocco del buffer). Solitamente si tratta di aspettare non più di cinque o dieci secondi, che, però, possono essere decisivi nel farvi perdere lo scatto che stavate cercando.

interessantissimo questo post, soprattutto per coloro che non conoscono questi principi della tecnologia, troppo spesso molte persone attribuiscono i difetti delle loro foto alle macchine fotografiche, mentre spesso usano schedine non conformi al loro utilizzo, o molto datate.
Come sempre ti seguo con attenzione 😉 io come detto ho un blog in cui parlo di fotografia sotto forma narrativa, se hai tempo seguimi, di solito pubblico post a giorni alterni.
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Grazie
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