Gli aspetti psicologici della fotografia sono un argomento di estremo interesse per chi vuole migliorare la composizione dei propri lavori. Sapere come e perché una certa regola produce un certo effetto rende possibile migliorare i propri scatti. Un buon punto di partenza è la psicologia percettiva della Gestalt, per cui noi tendiamo a recepire le immagini nella loro interezza e non come insieme di elementi visivi. Tale assunto ha una serie di conseguenze applicabili in fotografia, di cui ho discusso nel mio manuale.
Da quando la Gestalt è stata formulata, le neuroscienze hanno fatto passi da gigante e si sono diversificate e specializzate, fino alla nascita della cosiddetta neuroestetica, che studia la risposta delle singole aree del cervello alla bellezza. Ovviamente una trattazione approfondita e puntuale richiederebbe un neurologo esperto e probabilmente esulerebbe dallo scopo di questo articolo (e annoierebbe voi), ma possiamo rivedere insieme i fenomeni elencati da Vilayanur S. Ramachandran come stimolatori dei processi di percezione visiva.

Contrasto
Il contrasto tonale e/o cromatico porta più informazione dell’uniformità. Un oggetto posto su uno sfondo, probabilmente contrasterà con esso. Non dimentichiamo che il nostro cervello si è formato in un’epoca in cui l’uomo usciva per caccia e raccolta e sperava di non essere a sua volta preda, quindi notare prede e predatori, con le loro variazioni di contrasto rispetto all’ambiente, era vitale. In questo senso, un’immagine ben contrastata, oltre ad avere un maggior carico di informazione, risulta più gradevole all’occhio.

Iperbole
Più è grande lo stimolo, maggiore è la risposta del nostro sistema nervoso centrale: questo semplice meccanismo è facilmente utilizzabile nelle nostre fotografie. Nel realizzare uno scatto, possiamo segliere soggetti con caratteristiche particolari oppure semplicemente enfatizzare, financo all’esagerazione, quelle che possiede. Basti pensare all’effetto di un grandangolare spinto su delle linee architettoniche o un viso, ma anche solo un’inquadratura estrema o una saturazione dei colori possono servire allo scopo.

Simmetria
La simmetria porta equilibrio e l’equilibrio rilassa l’osservatore. Nel comporre le vostre immagini simmetriche, tenete ben presente che esse di solito non presentano tensione dinamica (a meno di simmetrie volutamente imperfette), quindi risulteranno statiche, ma non per questo sgradevoli.

Metafora
Per metafora in questo contesto si intende più che altro analogia. Il cervello umano funziona prevalentemente per associazione e ci sentiamo gratificati quando ne cogliamo una, anche a livello meramente inconscio. L’analogia può essere esplicita, con la raffigurazione degli elementi accomunati sotto qualsivoglia aspetto nella stessa immagine, oppure implicita, presentando un solo soggetto, fotografandolo come sarebbe logico aspettarsi fosse rappresentato l’altro.

Isolamento modulare
L’isolamento modulare riguarda le forme percettive. Esso si basa a livello tecnico sull’eliminazione dei tratti più generici del soggetto, quelli che lo rendono più comune, meno particolare. Questo procedimento favorisce la creazione di iperboli e la percezione di unicità della nostra fotografia.

Raggruppamento percettivo
Il raggruppamento percettivo è quel processo per cui tendiamo a riconoscere un soggetto come insieme di componenti analoghi, anche in un contesto in cui non è semplice notarlo. Un’immagine che a prima vista mostra una sequenza astratta, una trama o una ripetizione geometrica, ma, a un’occhiata più accorta, mostra un soggetto, una volta raggruppati elementi di quella trama, riesce ad accattivare l’osservatore.

Risoluzione dei problemi percettivi
In parole povere, se da una parte un’immagine con il soggetto ben in contrasto sullo sfondo ci si presenta di facile lettura e, quindi, gradevole, una in cui il soggetto debba in qualche modo essere cercato appaga il nostro ego di “cacciatori di immagini“.

Avversione per le singolarità
La vista è uno dei principali mezzi con cui ci facciamo un’idea del mondo che ci circonda. Ciò che il nostro cervello cerca di ottenere è informazione su ciò che realmente stiamo osservando, pertanto predilige immagini oggettive, prive di ambiguità. Un punto di vista particolare, una quinta sulla scena o qualsiasi altro aspetto tecnico che possa in qualche modo sembrare un maldestro tentativo di nascondere qualcosa non saranno ben visti, per quanto tali elementi siano di largo uso in fotografia per fini specifici: l’importante è che non sembrino sospetti.

Sono sempre più contento di seguire il tuo blog, un vero punto di riferimento per gli amanti della fotografia come me, come noi 😉
Io leggo molte riviste di fotografia, dove spesso vengono trattati proprio questi temi, e ad ogni uscita fotografica non manco mai di mettere in atto certe tecniche fotografiche.
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Grazie. Sempre molto gentile.
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