Il premio per un fotografo

Non sono un fotografo, sono solo un appassionato fotoamatore senza presunzioni, né aspirazioni ed è stato a malincuore e solo perché proprio non sapevo quale altra opzione avrei potuto scegliere che, quando ho creato la mia pagina Facebook, ho impostato la categoria “artista”.

Non pago le mie modelle, né loro pagano me. Buona parte dei miei soggetti sono amici che si prestano (più o meno consapevolmente e volentieri) e per quelli che non lo sono di solito stipulo un contratto “Time For“, che non è niente di più di una liberatoria bilaterale per uso non commerciale delle foto.

Non cerco premi, non cerco soldi, non cerco copertine, non cerco “fortuna e gloria” (cit. Indiana Jones). Cerco di divertirmi. Certo, piace anche a me sentirmi dire che ho fatto delle belle foto, soprattutto se a dirmelo sono gli stessi soggetti (loro sì che cerco sempre di farli contenti: mi sembra il minimo).

Una luce, uno sguardo, un’espressione: è questo che chiedo ai malcapitati che accettano di farsi fotografare da me. Al resto penso io. Devo pensare io. Qualche volta ci riesco, qualche volta no. Qualche volta credo (spero) di aver tirato fuori il meglio da una persona, talvolta so di non essere riuscito a valorizzare abbastanza i suoi pregi.

Mi scrive una ragazza (sedicente modella e webcam girl) su Flickr (ultimamente pare che abbia acquisito una certa visibilità), proponendosi come modella, mi dice che le piacciono le mie foto, ma che devo scegliere meglio i miei soggetti, perché tendo a “svilire con proporzioni sbagliate la mia arte”. Lei è una ragazza splendida, di una bellezza vulcanica (anche un po’ vulcanizzata a voler essere precisi), ma tra le sue foto la più espressiva e artistica che vedo è il solito selfie in lingerie davanti allo specchio del bagno, petto ben in mostra e labbra a sedere di gallina. Nelle altre la sua espressione ricorda la Blue Steel di Derek Zoolender.

Immagino che questa ragazza non avrà problemi a trovare un fotografo più bravo di me, capace di valorizzare lei e le sue “proporzioni”, e magari tra qualche mese finirà su uno di quei calendari che di solito ispirano il maschio medio per ben altri tipi di selfie. Per me la bellezza è una cosa diversa. Una quinta di seno sarà anche estremamente eccitante, ma un sorriso imbarazzato dopo un complimento, un ghigno malizioso dopo una frecciatina o uno sguardo tenero a un bambino sono molto più fotogenici.

Non ho niente contro di lei, anche se mi indispone non poco il fatto che abbia criticato non le mie foto, ma le ragazze (perlomeno alcune delle quali molto carine, peraltro) che pazientemente e gentilmente si sono prestate a farsi fotografare, che può sembrare una cosa da niente, ma in realtà è un grandissimo atto di fiducia.

Vorrei dire ai miei modelli che spero di essermela meritata quella fiducia, spero di averla ripagata, spero di averli fatti sentire anche solo un po’ bene con se stessi, magari di aver fatto loro vedere quello che di buono ho visto io in loro, perché state tranquilli che, se vi ho chiesto di farvi una foto, quello sguardo, quella luce, quell’espressione che merita di essere immortalata li ho visti. Che poi sia riuscito a tirarvela fuori è tutt’altro paio di maniche.

Grazie, amici miei! E, se tra dieci o venti anni vi capiterà tra le mani una vecchia foto e direte qualcosa come “Uh, che bella! Questa me l’ha fatta Diego al mare un pomeriggio. Quanto ci siamo divertiti quel giorno!”, avrò vinto l’unico premio che desidero.