Qualche anno fa sono rimasto folgorato da un lavoro di un fotografo di cui non avevo mai sentito parlare prima, Mac Adams. Il lavoro in questione era un dittico della serie The Mysteries e, incuriosito, ho cercato altro sull’autore, non trovando, però, granché. Quello che mi affascinava era il fatto che il fotografo britannico potesse raccontare una storia in sole due immagini, senza in realtà raccontare granché.


Chi è la donna ritratta? Cosa le è accaduto? Ha avuto un malore? L’hanno aggredita? È morta o solo svenuta? Tutte domande cui non avremo mai risposta, ma che inchiodano la nostra attenzione su quelle due immagini. Un esempio perfetto di narrative photography.

Sappiamo che è possibile raccontare una storia con una sola immagine, come una rappresentazione teatrale nel suo momento culmine, un tableau. Non necessariamente un istante decisivo di bressoniana memoria, ma la narrazione di un evento che sia chiaramente intellegibile.

Eppure per narrare una storia, raffigurare una sequenza che copra un arco temporale maggiore al singolo istante, seppur breve, possiamo costruire una mini-serie, mettendo in successione tra loro due o tre scatti. Per esempio, potremmo raffigurare un’azione nelle sue tre fasi incoativa, durativa e terminativa. Oppure mostrare diverse azioni strettamente correlate tra loro, magari in rapporto di causa-effetto.



Va da sé che le immagini possono essere costruite, congegnate, “sceneggiate” oppure possiamo osservare il mondo che ci circonda e coglierne il naturale scorrere degli eventi intorno a noi, mettendone in correlazione le affinità. Così come in un progetto possiamo giustapporre i colori, così possiamo fare con le azioni.

Il risultato può essere molto gradevole: impegnare lo sguardo dell’osservatore abbastanza da portarlo a muoversi da uno scatto all’altro, senza però richiedergli di soffermarsi a lungo e sfogliare pagine e pagine di un lavoro più complesso. Una soluzione che si presta molto, per esempio, alle nostre pareti di casa, su cui un bel trittico potrebbe soddisfare l’osservatore più distante, con la visione d’insieme, e quello più vicino, con il dettaglio della singola immagine.

sempre interessanti i tuoi articoli 👍👍👍
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