Progetto – Quando un nerd ha l’influenza

Molti fotografi, soprattutto gli street photographer, vivono di opportunità. Possono pianificare, progettare, sperare, ma poi devono adattarsi a una serie di fattori esterni al loro processo creativo, fattori su cui non hanno alcun controllo. Per esempio, la loro salute.

L’idea

La scorsa settimana ho avuto l’influenza. Solitamente non ho problemi a stare a casa: mi basta un buon libro o una connessione a Internet e trovo qualcosa da fare, ma con l’influenza arriva puntuale il mal di testa, che mi impedisce di leggere e allora divento pure irrequieto. Il più delle volte, mi metto sotto le coperte e faccio partire la saga di Star Wars in DVD: un po’ sonnecchio, un po’ ascolto, finché non passa la tempesta.

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Star Wars c’entra sempre!

Questa volta non è andata così. Mi è capitato di vedermi allo specchio e pensare che ero ridotto proprio male. Forse per la febbre, mi è poi venuto in mente che qualche anno fa una famosa celebrità televisiva aveva pubblicato alcune foto della sua “influenza”, completamente nuda sul letto, a stento coperta da un lenzuolo, con luci e fotoritocco da set di moda, e ho pensato “Cosa ha lei che io non ho? Adesso vi faccio vedere io!” E in men che non si dica, ho tirato fuori un set fotografico dal titolo “Quando un nerd ha l’influenza“.

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Modestamente come modello faccio la mia figura… più o meno!

Lo script

Innanzitutto, butto giù un paio di appunti. L’idea di base era rappresentare il fatto che mi facessi cullare dai dialoghi e dai suoni dei film che mi piacciono e che mi accompagnano da una vita: non ho bisogno di guardarli, perché li conosco a memoria, quindi posso tenere gli occhi chiusi e seguire la storia, come se qualcuno, che fosse me, ma anche un’altra persona, mi stesse leggendo un libro. La mia foto non avrà nulla di glamour: non voglio una foto di moda, ma una sorta di reportage.

Eventi

Infatti ciò che voglio raccontare è un evento reale, o meglio, voglio rappresentare in modo buffo, pseudo-realistico, un evento, in realtà molto banale, di vita quotidiana.

Luoghi

La scelta della location è d’obbligo, in primis, perché sono malato e non posso uscire e poi perché è quella in cui realmente si svolge la vicenda: la mia stanza da letto.

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Allestimento della scena in camera mia. L’inquadratura non è ancora come la voglio

Allestimenti

In realtà la mia stanza così com’è non è proprio adatta a un set fotografico: l’unico posto in cui ci si può sedere è il letto, perché ci sono libri ovunque, in giro per la stanza ci sono poi scatoloni pieni di materiale che uso per i set fotografici e le mensole sono piene di memorabilia di Star Wars. Nulla che non si possa risolvere spostando qualcosina, prendendo una sedia della cucina e stringendo un po’ l’inquadratura.

Per quanto riguarda la luce, decido per un’illuminazione naturale, che dia un atmosfera più realistica alla scena, quindi… ho aperto le persiane, ottenendo una luce laterale, diffusa per via della giornata nuvolosa.

Prendo la reflex e la monto su cavalletto, posta all’altezza del letto a circa 2 metri dal cuscino. Con l’obiettivo 50mm riesco a inquadrare bene la parte superiore del letto e la sedia posta davanti alla libreria, con i libri di fotografia e qualche ninnolo.

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Quando sono influenzato, ho sempre chi fa la guardia fuori dalla mia porta

Attività

L’idea è che una storia mi aiuta a passare il tempo, una storia che mi racconto più o meno da solo, quindi quale migliore occasione per una dei miei sdoppiamenti fotografici?

Persone

Io e me stesso, insieme, a prenderci cura l’uno dell’altro. Può sembrare un po’ triste, ma vi garantisco che, quando avete imparato a stare bene con voi stessi, non vi sentirete mai davvero soli.

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Come auto-ritrattista, tendo molto alla schizofrenia

Aggiunte

Un tocco di Star Wars per rappresentare i film della saga è necessario. Qui vengono in mio aiuto alcune cosucce che ho messo insieme nel corso di una vita. Innanzitutto un libro della saga: tra la pila, ne scelgo uno degli ultimi usciti, “Codice d’onore” della serie Legends. Poi alcuni gadget che mi hanno regalato: la coperta di pile della mia amica Eleonora e il cuscino di Emanuela, entrambi rigorosamente a tema Darth Vader.

Il set

Inizio dall’esposizione. Scelgo il diaframma chiuso a f/16: rischio un po’ di diffrazione (ne parleremo presto in un altro articolo), ma ho bisogno di una buona profondità di campo, per mettere a fuoco entrambi i soggetti, che si troveranno su piani diversi. Volendo tenere la sensibilità ISO bassa, a 200, mi trovo costretto a fissare un tempo di esposizione a 1 secondo. Dovrò stare ben attento a non muovermi, ma non sarà un problema. Dato che sono sia il soggetto che il fotografo, imposto l’autoscatto, che mi sarà utile anche per evitare vibrazioni durante l’esposizione. Per il bianco scelgo un bilanciamento automatico, perché la luce presente è uniforme e di facile interpretazione per la mia macchina fotografica.

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La prima foto che ho scelto per il montaggio finale

Premo il tasto di scatto, dopo aver regolato manualmente la messa a fuoco e disattivato l’autofocus, per evitare che si modifichi in fase di ripresa, e mi metto in posa: prendo il libro, mi siedo sulla sedia, facendo finta di leggere ad alta voce e aspetto di sentire il doppio “clack” delle tendine che si aprono e si chiudono. Inutile dire che la prima immagine non è perfetta, ma mi aiuta ad arrivare a quella che cerco, al quarto tentativo.

Ora mi serve il secondo me stesso. Per dare maggior idea della malattia, decido di aggiungere un berretto di lana al mio vestiario, una tuta che indosso nelle mie giornate pigre in casa. Di nuovo, premo il tasto e corro a infilarmi sotto la coperta, abbracciato al mio cuscino, con il pollice in bocca e l’aria vagamente beata, di chi sta sonnecchiando godendosi una bella storia. Anche per questo scatto, guarda caso, ho avuto bisogno di quattro tentativi per avere l’immagine giusta.

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La seconda foto che ho scelto per il montaggio finale

Post-produzione

Scarico gli scatti ottenuti sul mio portatile, lo stesso con cui sto scrivendo questo articolo, li metto in una cartella contrassegnata con progetto e data e li apro con RawTherapee per sviluppare i file Raw. Ora dovrò stare ben attento a non commettere errori grossolani. Quando ho impostato la macchina, l’unico problema che potevo avere, trattandosi di luce naturale, era un cambio della luce sulla scena (sarebbe bastata una nuvola in più o in meno), ma per fortuna non è accaduto nulla di simile. Ora ho dei file di partenza perfettamente omogenei dal punto di vista dell’inquadratura e della luce: devo apportare a quei file le stesse identiche modifiche o rischio di perdere tale omogeneità e ottenere un’immagine a dir poco sgradevole.

Sviluppo

Opto per il bianco e nero: voglio farlo sembrare un reportage, una immagine “vera”, quindi adotto uno stile da cronaca dei bei vecchi tempi. Scelgo dunque una simulazione pellicola molto “pop”, con alti contrasti e neri ben definiti. Aumento un pochino la luminosità, e applico un filtro giallo, per schiarire l’incarnato dei soggetti. Lo sviluppo finisce qui. Ora, per il montaggio, invio i due scatti direttamente a The Gimp.

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In RawTherapee è possibile copiare e incollare una sequenza di modifiche da uno scatto all’altro (icone in alto a destra) e dopo inviare gli scatti a un programma di fotoritocco (icona della tavolozza in basso a sinistra)

Montaggio

Appena The Gimp si apre, scelgo la prima immagine, quella del mio io “leggente” come base, ci aggiungo sopra un nuovo livello trasparente e lo uso per incollarci l’altra. Orrore! La macchina si è mossa leggermente tra uno scatto e l’altro. Poco male, avevo comunque deciso di lasciare un po’ di respiro all’inquadratura, un piccolo margine di sicurezza, da ritagliare in seguito, quindi riallineo le immagini (diminuisco temporaneamente l’opacità del livello superiore, per vedere meglio i contorni) in base ai soggetti e poi applico una maschera a trasparenza completa al mio io “allettato”, rendendo visibile solo la parte del letto col suo bel soggetto. Quando penso che il lavoro sia pronto, applico la maschera al livello e lo fondo con quello sottostante, poi do alcuni piccoli ritocchi ai livelli di illuminazione e nascondo alcuni dettagli poco gradevoli, con lo strumento “clona”. Al termine, salvo l’immagine e la esporto in formato JPEG per l’archiviazione e la condivisione.

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L’immagine finale, così come volevo ottenerla

Stampa

Ho una piccola stampante a sublimazione che produce foto in formato 10×15 cm. Ogni tanto la uso per stampare alcuni dei miei scatti che voglio conservare anche in cartaceo. Dopo alcune prove, ho scoperto che rende al meglio con file JPEG leggermente ottimizzati per lei (tolgo la spunta alle opzioni avanzate “Ottimizza” e “Progressiva” e la metto a “Salva miniatura”, dopo aver ritagliato leggermente la foto per renderla leggermente più “quadrata”), quindi creo una versione dell’immagine ad hoc e la stampo.

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Il libro da cui sono partito e la foto che ho ottenuto

Conclusioni

Abbiamo visto, ancora una volta, come possa essere semplice creare un set fotografico in casa, con pochi mezzi, anche in condizioni fisiche non eccellenti. Certo, non sarà la foto che vi farà vincere un premio internazionale o ottenere la pubblicazione su una rivista prestigiosa, ma è comunque un buon modo per esercitarsi e divertirsi… sicuramente molto più divertente che stare a letto a deprimersi. E voi? Cosa pensate di poter fare, chiusi in casa con la vostra macchina fotografica?

4 pensieri riguardo “Progetto – Quando un nerd ha l’influenza

  1. la creatività spesso è tutto, come hai sapientemente dimostrato con questo post. Io di solito fra le mura domestiche non scatto quasi mai foto, ne avevo fatta una giusto un paio di anni fa per il profilo sui social. In genere preferisco foto di paesaggi, infatti quando il tempo non lo consente lascio la reflex riposo, a volte anche per settimane. Tieni conto che ormai di foto ne avrò almeno 80.000, quindi anche se per qualche giorno non scatto non mi cambia molto.
    Ho apprezzato la creatività di questo post, di solito io non uso neanche tanto i programmi di foto ritocco, le mie immagini sono quasi tutte pure come le ho scattate, salvo piccoli aggiustamenti degli orizzonti nell’ordine di un grado. 😉

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