Abbiamo visto, quando ho parlato del bianco e nero, quanto sia importante vedere la luce, cui ho dedicato un articolo apposito, ma anche nella fotografia a colori la luce è fondamentale: si potrebbe arrivare a dire che sia lei e solo lei l’unico vero soggetto in fotografia.
Cos’è la luce

La luce è un fenomeno fisico, per la precisione un’onda elettromagnetica. Fu James Clerk Maxwell a dimostrarlo, nel 1865, in barba a sir Isaac Newton, fautore della teoria corpuscolare, secondo cui la luce è composta da micro-particelle, dette fotoni. A dire il vero sir Isaac si prese una parziale rivincita quando venne scoperto il dualismo onda-particella e ci volle un certo signor Richard P. Feynman per perfezionare una teoria quantistica della luce (Q.E.D. – Elettrodinamica quantistica) che dai suoi studi è rimasta pressocché invariata.
Luce e colore
Per i nostri scopi, tuttavia, questi dettagli non sono necessari. Per noi la luce è un campo elettromagnetico composto da onde di diverse frequenze. L’occhio umano è in grado di percepire solo una piccola parte delle onde elettromagnetiche esistenti, quelle con lunghezza d’onda comprese tra i 400 e i 700 nanometri (miliardesimi di metro). Le diverse lunghezze d’onda sono interpretate dal nostro cervello come i diversi colori. Quando una luce contiene tutte le frequenze comprese in questo intervallo, ciò che percepiamo è una luce bianca, quando contiene solo le frequenze più alte (minori lunghezze d’onda), percepiamo una luce blu/violetta, quando contiene solo le frequenze più basse, percepiamo una luce rossa.

Luci e ombre
Ogni luce crea un’ombra, quando si scontra con un soggetto. Questa è una regola inviolabile. Se volete cancellare un’ombra, dovete schiarirla con un’altra luce, facendo in modo che la sua ombra sia a sua volta cancellata dalla luce da cui abbiamo cominciato. Una luce puntiforme crea un’ombra estremamente dura e dai contorni definiti (avete presente l’orribile effetto del flash in alcune fotografie?), mentre una luce diffusa crea ombre più morbide. Per questo motivo nei set fotografici spesso le luci artificiali sono filtrate con dei diffusori, riflesse su pannelli o dirette su superfici riflettenti.

Luci e superfici
Perché, come ben sappiamo, una qualsiasi superficie interferisce con il passaggio della luce, che varia in base al colore della superficie e alla sua trasparenza.
Una superficie non trasparente, riflette e assorbe la luce: riflette le frequenze che creano il colore della superficie e assorbe tutte le altre. Più è chiara la superficie e più riflette, più è scura e più assorbe e la luce assorbita si converte in calore (ecco perché con il caldo si consiglia di vestirsi di colori chiari). La nostra vista funziona esattamente in questo modo: la luce investe il mondo che ci circonda, si riflette attraverso la pupilla sulla nostra retina, che contiene i ricettori dei colori blu, rosso e verde, mescolando i quali si ottengono tutti i colori (ricordate come funziona un sensore digitale?)

Questo discorso generale necessita di una piccola precisazione riguardo lo strano incontro di luci e superfici di colori diversi dal bianco. Considerate il caso estremo di una luce verde diretta su una superficie rossa: in caso di colori puri, non ci sarebbe alcun riflesso e l’oggetto ci apparirebbe nero.
In fotografia solitamente si usano pannelli riflettenti bianchi, per riflettere e diffondere la luce. Non è inoltre raro l’utilizzo di pannelli neri per assorbire la luce in eccesso e ridurla. I pannelli riflettenti solitamente sono opachi, quando vogliamo luci diffuse e ombre morbide, o lucidi, quando invece cerchiamo delle luci più nette (talvolta si usano materiali argentati allo scopo).

Con gli oggetti trasparenti la situazione è diversa: la luce riesce ad attraversarli, ma non senza effetti. Intanto un oggetto trasparente, ma colorato, lascerà filtrare solo la luce del suo colore (in casi come questo o di leggera opacità della superfice, si parla di materiali traslucidi, più che trasparenti).
Se, poi, una luce che colpisce obliquamente una superficie lucida è riflessa perpendicolarmente alla traiettoria d’impatto (esattamente come una pallina lanciata contro un muro), così la luce che colpisce in obliquo una superficie trasparente la attraversa, ma la sua traiettoria ne è alterata: più la superficie è opaca, più la traiettoria diventa perpendicolare alla superficie stessa.

Questo è il motivo per cui, quando immergete un oggetto nell’acqua, sostanza dielettrica e diamagnetica, e lo osservate, sembra piegarsi.
Eppure proprio la luce, così capricciosa, rende possibile fotografare (e vedere… e vivere!) e ci offre opportunità fantastiche di cogliere momenti unici e irripetibili, di immortalare cose, luoghi e persone come solo noi li abbiamo visti e di connotare un’immagine altrimenti piatta, priva di forme e tridimensionalità.

è sempre con gran interesse che seguo le tue pagine. Io di solito non uso mai pannelli, in quanto nella foto di paesaggio sarebbero solo d’ingombro per il trasporto, considerato il fatto che io cammino moltissimi km a piedi ogni volta. Non mi porto neppure cavalletti per lo stesso problema.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie
"Mi piace""Mi piace"