Come abbiamo già avuto modo di apprendere, la lunghezza focale e l’apertura del diaframma influenzano la profondità di campo delle nostre fotografie. La messa a fuoco differenziale o selettiva è un utile strumento di composizione, per mettere in risalto un soggetto o ripulire una scena, per esempio, ma alle volte, soprattutto nel caso di un bel paesaggio, vorremmo che tutta l’immagine fosse nitida. Per questo è utile conoscere il concetto di iperfocale.

Avrete forse notato sugli obiettivi delle macchine fotografiche, in corrispondenza della ghiera di messa a fuoco manuale, una scala con dei valori numerici, solitamente in metri e/o piedi, e il simbolo di infinito “∞“. Di solito non ci si fa molto caso, abituati a usare l’autofocus che, nelle moderne macchine fotografiche, funziona in modo egregio. Tuttavia esso trascura l’iperfocale, un modo tutto sommato rapido e semplice per essere certi di avere tutto a fuoco, da una certa distanza in poi.

In sostanza la tecnica consiste nel mettere a fuoco un punto a una determinata distanza, detto perlappunto Distanza iperfocale, e la profondità di campo si estenderà dalla metà di quella distanza fino all’infinito.

Come si calcola allora quel punto? Ci sono fondamentalmente tre modi. Il primo consiste nell’utilizzare la formula apposita (immagino che la cosa non vi piaccia poi tanto, ma quasi tutte le app per cellulare che calcolano la profondità di campo calcolano anche la distanza iperfocale), il secondo è quello di consultare un’apposita tabella, il terzo è quello di affidarsi al vostro obiettivo.
Ruotando la ghiera di messa a fuoco, potete notare che sulla corrispondente scala delle distanze è riportato un intervallo tra valori di apertura: quell’intervallo è esattamente quello tra le distanze minima e la massima di messa a fuoco, quindi, quando l’estremo maggiore si trova sul valore infinito, sta a indicare che alla corrispondente apertura state mettendo a fuoco sulla distanza iperfocale. Nell’esempio dell’immagine che ho riportato ho impostato manualmente la messa a fuoco in iperfocale all’apertura f/11 e qualcuno potrebbe chiedere perché non f/16, così da aumentare ancora la profondità di campo. Beh, il motivo è che è sempre sconsigliato lavorare con un obiettivo ai valori più alti di chiusura del diaframma, poiché le immagini risultano generalmente meno nitide, a causa di un fenomeno noto come diffrazione della luce. Avete presente l’effetto arcobaleno sulla superficie di un DVD? È dovuto alla diffrazione che la luce subisce quando si riflette sul reticolo causato dalle tracce sul supporto.

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