Esposizione multipla

Alcune persone ritengono che il fotoritocco sia il figlio snaturato della fotografia digitale e non potrebbero sbagliarsi più di così. Se infatti è vero che l’avvento dell’elettronica ha reso più semplici e accessibili gli strumenti per il fotoritocco, che una volta richiedeva la possibilità di gestire in proprio la stampa (o la disponibilità di un fidato stampatore), dall’altro lato non bisogna dimenticare che la prima notizia di foto ritoccate risale all’esposizione di Parigi del 1855, dopo solo 16 anni dalla data convenzionale di nascita della fotografia, nel 1839.

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Un tempo il ritocco pelle si faceva esponendo sulla stampa due volte lo stesso negativo: durante la prima, si coprivano le parti del viso che dovevano essere ben nitide, come gli occhi, e si dava un colpetto, una “schicchera”, al proiettore, in modo che il mosso sfumasse la pelle, mentre durante la seconda si esponevano solo le parti coperte in precedenza, badando che stavolta il proiettore fosse ben fermo.

Per esempio, una pratica molto comune da lungo tempo è quella dell’esposizione multipla, in cui due diversi negativi sono utilizzati per esporre una singola stampa per creare uno scatto artistico o per compensare un’esposizione con una gamma dinamica troppo ampia (un po’ come faremmo oggi con un HDR): molti paesaggisti erano soliti tenere in archivio una serie di scatti con un bel cielo ben dettagliato, con la giusta quantità di nuvole ben contrastate, da esporre su quei paesaggi dal cielo terso e, quindi, completamente bianco, delle giornate di pieno sole.

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Un’esposizione multipla utilizzata per enfatizzare una scena di ballo a teatro

Il trucco stava nel proiettare sulla stampa finale il negativo per la giusta quantità di tempo, in modo da esporre le due parti dell’immagine in modo corretto o, quantomeno, non troppo artificioso alla vista. Per quanto riguarda l’uso artistico degli scatti, la soluzione è meno complicata: in linea di principio, se si sovrappongono due scatti, si esporranno entrambi per la metà del tempo totale, per tre negativi, si esporrà per un terzo ciascuno e così via.

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Ebbene, sì, mi avete scoperto: il mio riflesso allo specchio non è davvero così vampiresco, ma con una doppia esposizione di due scatti successivi ho creato questo fotomontaggio “gotico”

Molte delle moderne fotocamere offrono una funzione di esposizione multipla integrata, che vi consente di fare lavori del genere, nel qual caso, in analogia alla pellicola, gli scatti dovranno essere esposti in modo che la somma delle esposizioni sia quella desiderata. Non è escluso che sia la funzione della macchina fotografica a fare questi calcoli.

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Con una doppia esposizione si può trasformare un ritratto a fondo uniforme in un ritratto ambientato in modo semplice, benché palesemente “artistico”

In post-produzione la cosa è, neanche a dirlo, più semplice. Vi basterà lavorare creando più livelli e incollare uno scatto su ciascuno di essi. Ogni livello ha una sua opacità, pertanto potrete scegliere in questo modo la percentuale di visibilità che vorrete attribuire a ciascuno.

[36409363735_b792b9fe8e_o] (importata)-5.0 (Colore RGB, 2 livelli) 4276x2836 – GIMP
Nel caso di immagine a fondo nero, con il software The GIMP basta sovrapporla a quella desiderata come nuovo livello e selezionare l’opzione “Scolora” (“Schermo” nelle vecchie versioni) per avere una doppia esposizione con effetto flou senza bisogno di scontornare la figura

6 pensieri riguardo “Esposizione multipla

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