La fotografia è selezione, questo lo sappiamo bene. Ogni volta che puntiamo l’obiettivo su qualcosa, scegliamo una minuscola porzione di spazio e la registriamo per un infinitesimo di tempo. Una serie ci dà la possibilità di ampliare questa selezione, ma, per assurdo, richiede che si scelgano con cura gli scatti da inserire. Partire da un buon archivio, ben organizzato, riduce ampiamente lo sforzo richiesto, per questo dobbiamo gestire il nostro molto accuratamente.

Del resto, l’archiviazione non è una cosa banale. Esistono percorsi di studio universitari sull’argomento e anche nel settore informatico la gestione dei database offre spunti di riflessione e problemi decisamente complessi (basti pensare che Edgar Codd vinse il premio Turing, il massimo riconoscimento per un informatico, per aver teorizzato i database relazionali). Insomma, l’argomento, se affrontato approfonditamente, comporta delle sfide interessanti, ma, per nostra fortuna, non dobbiamo gestire Big data, ma soltanto le nostre foto.

Per la fotografia sono stati realizzati degli strumenti di archiviazione specifici, dai più semplici, come Google Photo e quelli ampiamente più articolati, performanti e costosi come Adobe Bridge. Personalmente, consiglio di dare un’occhiata a digiKam, strumento open source semplice e ben fatto, ma, per molti di noi, un buon software di sviluppo, una camera oscura digitale come RawTherapee (o Adobe Lightroom, all’occorrenza) può servire allo scopo in modo più che sufficiente.

RawTherapee offre nella schermata di navigazione la possibilità di contrassegnare le immagini, aggiungendo una valutazione (da una a cinque stelle) e una classificazione con diversi colori (etichette cui ognuno può dare il significato che preferisce) e mostra sul lato destro le informazioni EXIF delle fotografie.

Abbiamo dunque idea di che genere di serie vogliamo realizzare? Sappiamo qual è il soggetto? A patto di aver usato lo strumento più adatto alle nostre necessità e di averlo fatto in modo efficace ed efficiente, dobbiamo ora cominciare la ricerca delle immagini che ci servono. Possiamo iniziare una ricerca “navigando a vista“, ovvero senza un vero e proprio criterio: scorrere l’archivio e scegliere, tra le foto che catturano la nostra attenzione, quelle che vogliamo inserire nella serie.

In base a quanto sia sviluppato il nostro sistema di archiviazione, potremmo avere tra le mani strumenti un po’ più efficienti. Al giorno d’oggi esistono software che permettono di scegliere un’immagine e trovarne altre simili (proviamo a giocare un po’ con Google Images, se non lo abbiamo ancora fatto), ma un buon sistema di archiviazione vi permetterà di inserire dei tag specifici alle foto, indicandone quantomeno il soggetto. Avremo poi a disposizione altre informazioni come data di scatto, informazioni EXIF e classificazione che avrete impostato per i vostri scatti (le stelle e i colori di cui parlavamo prima, per esempio).

Tutto quanto abbiamo visto finora, però, serve per una ricerca di tipo grafico delle foto. Se la nostra idea è quella di creare una serie su uno specifico colore, su delle particolari trame o linee o in generale su uno specifico elemento grafico, dopo la prima selezione, non ci vorrà molto per affinarla. Invece, se stiamo realizzando una serie narrativa, il lavoro fatto sarà solo l’inizio e dovremo lavorare sulla creazione degli “episodi” e la loro concatenazione.

Quindi dobbiamo selezionare fotografie coerenti non solo con il tema, ma anche con la successione temporale degli eventi, assicurandoci di non scegliere troppe foto (ripetizioni), né troppo poche (buchi di trama), giustapponendole per dare coesione alla storia, col giusto ritmo, per creare una successione omogenea. Se sembra che sia semplice, basti ricordare che nel mondo della fotografia esiste un ruolo, una professione ben definita che si occupa quasi esclusivamente di queste attività, l’editor, che seleziona gli scatti inviati dai fotografi.

3 pensieri riguardo “Dall’archivio alla serie”