No, questo non è un articolo sulla bellezza in fotografia, il titolo è ingannevole, questa è una recensione, anzi un consiglio di lettura. Una lettura che si intitola perlappunto “La bellezza in fotografia“, una piccola, meravigliosa raccolta di brevi scritti di Robert Adams, professore di letteratura e fotografo, edita da Bollati Boringhieri.
Non un manuale di fotografia in senso stretto, quanto forse più un trattato di estetica, benché forse l’autore avrebbe, almeno parzialmente, rigettato la definizione.
Questa raccolta di “saggi in difesa dei valori tradizionali“, si aprono con un’introduzione di Paolo Costantini sull’autore e subito dopo con un’altra breve introduzione dello stesso autore. Il primo capitolo affronta la tematica del paesaggio e del suo rapporto con la verità, in particolar modo a seguito delle azioni umane che ne alterano l’aspetto.
Il secondo capitolo dà il titolo al volume e descrive cosa, secondo l’autore, andrebbe inteso per bellezza nella fotografia: da solo vale il prezzo del libro, a mio avviso. Dopodiché troviamo una disanima della critica fotografica, seguita da due interessanti dissertazioni sul fotografare il male (può essere bella una fotografia che ritrae il male?) e sul rinnovamento dell’arte (è possibile e/o necessario rinnovare l’arte?).
Dopo tre brevi monografie su tre diversi autori, Minor White, Frank Gohlke e R. C. Hickman, il libro si chiude con un’appendice che esalta il ruolo del silenzio nella fotografia di paesaggio.
Esistono non pochi libri di questo genere, molti dei quali notevoli e ben noti. Questa piccola perla è forse meno conosciuta dal grande pubblico, secondo il mio modesto avviso a torto. Ho trascorso momenti gradevoli a soffermarmi sulle acute riflessioni dell’autore, non necessariamente condividendole a pieno, ma comunque degne di attenzione.
Vi consiglio caldamente di fare altrettanto.
Buona lettura
grazie del consiglio letterario, ne terrò conto…😉
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