Il mondo in cui viviamo è in movimento e anche noi fotografi, seppur impercettibilmente, lo siamo sempre (e per fortuna!), per questo catturare immagini statiche è molto difficile. Soprattutto quando per motivi tecnici (scarsa luce) o artististici (catturare un movimento) dobbiamo impostare lunghi tempi di esposizione. La tecnologia, però, ci viene sempre più in soccorso, offrendoci dispositivi con sistemi di stabilizzazione sempre più sofisticati.

Quando scegliamo il tempo di esposizione per le nostre immagini, dobbiamo sempre tenere a mente il concetto di tempo di sicurezza, ovvero la massima esposizione consigliata per evitare che l’immagine risulti mossa per il naturale tremolio della mano. Tale tempo di sicurezza è calcolato come l’inverso della lunghezza focale, esspresso in secondi, ovvero
Oltre questo si possono consigliare alcuni accorgimenti, come raccogliersi, magari appoggiando un ginocchio a terra, appoggiarsi a una parete o perfino trattenere il fiato. Più di questo, il fotografo può solo decidere di usare un cavalletto. Oppure affidarsi alla stabilizzazione della propria fotocamera o dei propri obiettivi.

Alcune macchine fotografiche sono infatti dotate di IBIS, In-Body Image Stabilization, ma anche molti obiettivi dispongono di una funzione analoga. La scelta è di solito del costruttore, che decide se stabilizzare le ottiche o i corpi macchina. È chiaro che, nel primo caso, gli obiettivi saranno più costosi, mentre nel secondo saranno le fotocamere a costare di più e sta al fotografo scegliere: se non interessato alla stabilizzazione, può optare per un corpo meno costoso e acquistare solo obiettivi non stabilizzati, altrimenti potrebbe convenire investire su un corpo stabilizzato e risparmiare sulle ottiche.
D’altro canto, la stabilizzazione sull’ottica ha il vantaggio di essere progettata per lo specifico obiettivo, quindi si integra in modo più efficiente con l’autofocus, senza considerare il fatto che un obiettivo ha una longevità molto superiore a quella di un corpo macchina e non è una cattiva idea spendere qualche soldo in più per una buona ottica che ci accompagnerà per decenni.
In entrambi i casi, comunque, la stabilizzazione è realizzata con una serie di sensori di movimento (accelerometri, giroscopi e affini) che rilevano il tremolio financo su 5 assi diversi e lo controbilanciano muovendo le lenti, in caso di stabilizzazione sull’ottica, o il sensore, per la IBIS.

Il progresso tecnologico rende la stabilizzazione sempre più efficace ed economica, così, se un tempo gli unici obiettivi stabilizzati erano i teleobiettivi, oggi anche gli zoom di ambito più generico, come i 24-70mm sono stabilizzati. In realtà al giorno d’oggi si trovano anche obiettivi grandangolari stabilizzati, per esempio molti produttori realizzano ottiche 35mm stabilizzate e il motivo è che sempre più spesso le fotocamere digitali sono utilizzate per riprese video che richiedono mano ferma… o un piccolo aiuto tecnologico.
Ma fin dove possiamo spingerci confidando sulla stabilizzazione? Secondo i produttori, fino a 5 stop. Io, francamente, non me la sento di consigliarvi di scattare con un 500m a 1/15 di secondo, come ho letto qualche mese fa su una pur autorevolissima pubblicazione, ma di scattare con un 200mm a tra 1/100 e 1/50 di secondo, sì. Anche perché l’ho fatto e non ho avuto grossi problemi.
Certo, dovete comunque stare attenti alla velocità con cui si muove il vostro soggetto, perché lì non c’è stabilizzazione che tenga: per quanto i sistemi moderni siano perfino in grado di distinguere un panning da un tremolio, se volete fotografare un soggetto in corsa, avrete comunque bisogno di un tempo relativamente breve di espozione, se non volete ritrovarvi con l’immagine di una macchia informe.

io ho quasi tutti obiettivi stabilizzati, tranne un 100 mm macro f 2,8 che avevo preso senza tener conto di questo importante parametro. Fra l’altro io essendo sempre in movimento odio i cavalletti, ne avevo comprato uno economico, ma l’ho usato solo una volta, nel tempo di aprirlo mi era già passata la voglia 😉
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