Un po’ di colore

Dopo aver dedicato una serie di articoli e un eBook al bianco e nero, mi sembra doveroso spendere qualche parola anche sul colore, che alcuni fotografi consideravano difficile da gestire (Henri Cartier Bresson) e altri addirittura osceno (Walker Evans), ma al giorno d’oggi è di larghissimo impiego e, quindi, merita di essere approfondito. E che si sfati qualche mito.

Innanzitutto, occorre specificare che il colore non è una caratteristica intrinseca del mondo che ci circonda, ma semplicemente una costruzione mentale del nostro cervello. Il nostro occhio, infatti, recepisce in modo diverso le varie lunghezze d’onda della luce visibile, che producono quindi diversi impulsi elettrici, interpretati dal nostro cervello come i colori che ben conosciamo.

Colori
I sette colori dell’arcobaleno con le loro lunghezze d’onda e frequenze nello spettro elettromagnetico visibile

Il colore, quindi, assume caratteristiche che variano da persona a persona, ma non solo. Esso è anche influenzato, nel modo in cui è percepito, da fattori culturali. Basti pensare che gli antichi romani non distinguevano il rosso dall’arancione (per questo il comune gatto arancione è tutt’oggi spesso detto “gatto rosso”) e alcune tribù precolombiane avevano una sola parola per indicare il verde e il blu. Così come nell’immaginario collettivo il bianco, il nero e il grigio sono colori, mentre in realtà non lo sono, come vedremo.

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Al giorno d’oggi giocare con i colori è relativamente semplice in fotografia

Anche senza questi tre illustri membri, la lista dei colori resta lunga, benché penso che siano davvero in pochi a riuscire a distinguere il colore uovo di pettirosso dal colore uovo di pettirosso chiaro (esistono sul serio, cfr. Lista dei colori su Wikipedia, se non mi credete). Eppure tutto parte dai colori primari, un sottoinsieme di colori che, combinati tra loro, permettono di ottenere tutti gli altri colori dello spazio.

Fin qui sembra facile: in fondo è nella nostra esperienza comune mescolare i colori per ottenerne altri. Ripensate a quando da bambini giocavate con le tempere o alle cartucce della vostra stampante che ha solo tre colori (più il nero). Tuttavia esistono insiemi diversi di colori primari, principalmente di due tipi: quelli sottrattivi e quelli additivi, entrambi composti solitamente da tre colori.

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La natura spesso offre una stupenda tavolozza di colori

Entrare nel dettaglio tecnico-scientifico di questo argomento potrebbe creare confusione e noia, perciò mi limiterò a riportare di seguito ciò che può esservi utile nella fotografia e nella stampa, così come la nostra esperienza quotidiana ci suggerisce, seppure la notazione scientifica non sarà rigorosissima.

I colori primari additivi sono quelli che si utilizzano in una mescolanza additiva, come succede nel caso della luce: sommando le tre componenti di colore, otteniamo la luce bianca, ovvero la riflessione totale dell’onda elettromagnetica. L’insieme di colori primari additivi per eccellenza è l’RGB, composto da rosso, verde e blu (ricordate lo spazio colore sRGB, per esempio?).

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Mescolando una luce blu e una rossa ne ho ottenuto una viola

La caratteristica interessante dei colori RGB è che mescolando in egual misura i suoi colori a coppie, otteniamo ciano, magenta e giallo, cioè l’insieme di colori primari sottrattivi per eccellenza (di nuovo, quelli che usano comunemente le stampanti). A livello teorico i colori primari sottrattivi, al contrario degli additivi, se mescolati insieme assumono una tonalità nera, ovvero formano un pigmento che assorbe totalmente la luce. Nei fatti, ciò che si ottiene è una sorta di marrone molto scuro e questo è il motivo per cui le stampanti di solito hanno anche una cartuccia di colore nero.

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I colori sono anche una questione culturale, come nel caso del “gatto rosso”

In ogni caso, una volta definiti i nostri colori primari, possiamo dosarli a nostro piacimento per ottenere i colori secondari (se i primari sono miscelati in uguale quantità) o terziari (altrimenti), ma solitamente, essendo noi fotografi e non pittori, la nostra preoccupazione sarà riprodurre fedelmente i colori sulla scena e non crearli (a meno che non vogliamo usare delle luci colorate).

Per questo operazioni come il bilanciamento del bianco e la calibratura degli strumenti sono molto di più che eccessi di zelo da professionisti e chiunque si dedichi alla fotografia dovrebbe premurarsi di creare e condividire sui vari dispositivi il giusto profilo colore.

 

 

11 pensieri riguardo “Un po’ di colore

  1. come sempre interessante il tuo blog, io di solito scelgo la temperatura colore in base alla luce, scatto quasi sempre regolando manualmente la scala Kelvin per una regolazione più appropriata. 😉

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